ESTATE 2015: COME ORGANIZZARE LE VACANZE?...

L’estate 2015 è, ormai, arrivata: il caldo sta diventando sempre più soffocante e le giornate, lunghissime e piene di sole, suggeriscono di scegliere una meta e partire il più presto possibile! Ma come possiamo organizzare le nostre vacanze per sfruttare al meglio ogni minuto? Utilizzando gli strumenti giusti! ESTATE 2015: COSA SUCCEDE SE DEVO RESTARE A CASA? Non tutti partono in estate: c’è chi aspetta l’inverno, chi non ha ferie e chi, pur avendo tanti giorni liberi, preferisce passarli nella comodità della propria casa, spendendo le proprie ore “off” passeggiando per la propria città. In effetti, spesso sono tantissime le particolarità e le curiosità che non conosciamo, pur essendo a pochi metri da noi! Quindi, cosa fare se si resta in città? Innanzitutto, si potrebbe decidere di fare qualche piccolo tour, scoprendo musei, chiese, piazze, monumenti mai visti prima o, magari, mai guardati con reale attenzione: ad aiutarci nella scelta c’è la piattaforma Minube.it, un sito divertente ed intuitivo, ricco di guide ed indicazioni per trovare le migliori destinazioni! E perché non dedicarsi al benessere, concedendosi un rinfrescante tuffo in piscina? In questo caso ci aiuta Nuotoinpiscina.it, la prima guida online che pubblica recensioni ed opinioni relative alle strutture acquatiche d’Italia, comprese le rilassantissime terme e gli acquapark più adrenalinici! Infine, per chiudere in bellezza la giornata, perché non concedersi una cena a cinque stelle? 2spaghi.it ha tutto ciò che ci serve per scegliere il locale perfetto per noi! SI MA, SE VOGLIO PARTIRE? Partire è sempre bellissimo: nuovi mondi, nuove esperienze, punti di vista, particolarità, occasioni di crescita ed apprendimento… insomma, fare la valigia e andarsene dà sempre enormi emozioni! Ma è anche vero che è facilissimo sbagliare! Non c’è niente di peggio che prenotare, prepararsi e scoprire di aver preso un colossale...

CHARLES BRONSON: IL PRIGIONIERO PIÙ COSTOSO DI SUA MAESTÁ...

Charles Bronson non si chiama davvero Charles Bronson. Nasce a Luton, nel Bedfordshire, nel 1952 come Michael Gordon Peterson, per poi cambiare identità una serie di volte, passando appunto da Charles Bronson (come l’attore hollywoodiano di origini lituane), a Charles Ali Ahmed, per arrivare a Charles Salvador. Ma chi è Michael Gordon Peterson? È un criminale inglese, precisamente il criminale più violento della storia carceraria britannica, capace di meritarsi l’ergastolo pur non avendo ucciso nessuno (ma arrivandoci molto molto vicino). Il suo difficile rapporto con l’autorità inizia già a scuola, dove, giovane figlio di una famiglia benestante, comincia a picchiare indistintamente studenti e professori: Michael è un tipo particolare, capace di alternare momenti di ilarità e gioia ad attimi di vera follia incontrollata. In questi anni decide di mettere quella rabbia al servizio di un progetto concreto, diventando un pugile a mani nude e divertendosi in incontri clandestini nei sobborghi di Londra: qui incontra piccoli criminali e bande più o meno organizzate, finendo per collaborare anche con Leonard John McLean, detto Lenny (diventato, poi, famoso anche come attore). La sua carriera sul ring lo porta a cambiare nome per la prima volta, diventando Charles Bronson: Peterson è troppo per bene, troppo poco evocativo, mentre lo pseudonimo di uno degli attori più duri in circolazione funziona sicuramente meglio. Forse troppo. Il 1974 è l’anno della “svolta”: l’ex Michael, ora Charles, viene arrestato poco dopo aver commesso una rapina ad un centro postale di Little Sutton (il bottino è 26 sterline e 18 penny), finendo in carcere per 7 anni. Considerata la condizionale per buona condotta, gli anni da trascorrere in prigione sarebbero, però, “solo” 4. Sembra, però, che a Charles Bronson questa soluzione non piaccia: inizia a fare a botte letteralmente con chiunque – detenuti,...

STORIA DI UNA NAVE FANTASMA: LA MARY CELESTE...

La Mary Celeste è, forse, la nave fantasma più famosa di sempre: partita serenamente e ritrovata completamente vuota poco più di un mese dopo l’inizio del suo viaggio, divenne protagonista perfino di un racconto breve di Sir Arthur Conan Doyle. La storia della Mary Celeste parte molto prima di quel 4 dicembre del 1872 – giorno in cui venne avvistata e avvicinata per essere riportata da sola al porto – quando il brigantino si chiamava ancora Amazon. La Amazon era stata costruita nel 1861 nei cantieri della Nuova Scozia (precisamente sull’Isola di Spencer, Canada) ed era stata salutata come una delle prime grandi imprese della zona: una nave bella e veloce, lunga 31 metri, con due alberi e altrettante vele. Ma si capì da subito che quella nave bella e veloce era stata colpita dalla sfortuna. Il primo capitano, Robert McLellan, si ammalò di polmonite pochi giorni dopo aver accettato di comandare l’imbarcazione, morendo all’inizio del viaggio inaugurale. Dopo di lui, altri due capitani persero la vita a bordo. John Nutting Parker, il secondo capitano, andò a sbattere per due volte contro altre navi: il secondo incidente, avvenuto durante la prima traversata dell’Atlantico, portò alla sua destituzione dall’incarico. A seguire, la Amazon visse 6 anni di assoluta tranquillità, interrotti bruscamente nel 1867, quando, durante una tempesta, si arenò rovinosamente: a questo punto, la scaramanzia tipica della marina prese il sopravvento. La nave venne venduta subito dopo il recupero per poco più di 1700 dollari: il nuovo acquirente, Richard Haines, investì quasi 9mila dollari per ripararla e decise di cambiarle anche il nome. Nel 1869 la Amazon divenne ufficialmente la Mary Celeste. La nuova proprietà apparteneva a quattro soci, cioè James H. Winchester, Sylvester Goodwin, Daniel T. Sampson ed il nuovo capitano Benjamin Spooner Briggs:...

CATTIVI SI DIVENTA: L’EFFETTO LUCIFERO...

Philip Zimbardo è uno psicologo statunitense diventato piuttosto famoso negli anni ’70 per un esperimento, chiamato “Esperimento carcerario di Stanford“: con l’aiuto di alcuni volontari, divisi fra guardie e prigionieri, il professore cercò di indagare il comportamento di un singolo all’interno di un gruppo, di un individuo colpito dal così detto Effetto Lucifero, in grado di deresponsabilizzarlo, di fargli perdere percezione di sé e di fargli commettere azioni che, normalmente, non avrebbe compiuto. Per realizzare i suoi studi, Zimbardo si ispirò agli scritti e all’esperienza di Gustave Le Bon, che aveva già affermato che un individuo, inserito all’interno di un gruppo, perde la propria identità ed il proprio senso di responsabilità, ritenendo le proprie decisioni decisioni di gruppo e quindi, in qualche modo, distanti e giustificabili. L’ESPERIMENTO CARCERARIO DI STANFORD L’esperimento iniziò pubblicando sul giornale un annuncio, destinato ad alcuni volontari che, per il loro impegno ed il loro tempo, avrebbero guadagnato 15 dollari al giorno: a rispondere furono 75 ragazzi, ma Zimbardo e i suoi collaboratori ne scelsero solo 24: tutti maschi di corporatura simile, equilibrati, senza precedenti penali, lontani da alcol e droghe, maturi, responsabili, provenienti dalla media borghesia e quasi tutti bianchi. Con il lancio di una monetina vennero, poi suddivisi, in modo casuale fra guardie e prigionieri. La mattina del 17 agosto del 1971 il test ebbe inizio: i giovani prigioneri vennero prelevati da casa alle 6:30 del mattino dalla polizia, portati alla prigione di Palo Alto come veri criminali per il riconoscimento e, poi, trasportati con una benda sugli occhi ai sotterranei dell’Università di Stanford, allestiti appositamente per somigliare ad un vero e proprio carcere (celle, corridoi, docce, camerate e sale di ritrovo comprese) e dotati di telecamere a circuito chiuso e microfoni. Lì, dopo essere stati spogliati e...

Ecco perché evitare ciò che ci fa paura non è sempre una buona idea...

Molte persone mettono in atto delle strategie dette di evitamento, con lo scopo di evitare tutte le situazioni sociali e familiari che potrebbero potenzialmente essere fonte di sofferenza o di rifiuto attuato da altri verso se stessi. Nella stragrande maggioranza dei casi, queste autolimitazioni non hanno alcun motivo di esistere, in quanto non hanno fondamenti reali ma derivano esclusivamente dal pensiero del soggetto, che molte volte, secondo gli psichiatri, ha subito traumi inconsci nell’infanzia. Passare la vita limitando le interazioni sociali e le scelte, per evitare una possibile sofferenza, si traduce in un comportamento che è esso stesso causa di sofferenza per il soggetto. Chi mette in atto strategie evitanti, evitando la socializzazione e l’occasione di incontri, è talmente terrorizzato dalla sofferenza o dall’idea di subire derisione che si paralizza completamente, rifiutando relazioni, occasioni di lavoro e opportunità. Questo comportamento spesso viene praticato dal soggetto senza una completa consapevolezza, in quanto esso si ritrova, ad un certo punto, ad essere quasi del tutto solo e si chiede in quale modo è arrivato a isolarsi in maniera tanto netta dal resto del mondo. La causa di questo atteggiamento di paura è da ricercarsi nella famiglia, che molto spesso frena il soggetto, lo inibisce, lo convince che il giudizio degli altri sia determinante; a lungo andare, il senso di vergogna prevale su tutti gli altri, spingendo il singolo a bloccare ogni slancio e ogni impulso nel timore di risultare inadeguato, fino al sentirsi stupido, estraneo alla società e timoroso di ogni cosa. Psichiatri e psicoterapeuti sono concordi nell’affermare che la strategia più adeguata per affrontare questo genere di problema, che può diventare seriamente invalidante, è mettere il soggetto davanti ai propri timori. Così come il bambino, accendendo la luce, si accorge che il mostro in realtà...

LA VILLA DI AMITYVILLE: FANTASMI E MISTERI...

  Amityville è una piccola località nella contea di Suffolk, sulla costa meridionale di Long Island (New York): fondata nel 1658 e denominata “città dell’amicizia” (da amity, a sua volta derivato dalla parola latina “amicus”), è conosciuta principalmente per l’atmosfera molto tranquilla, che la rese una delle località preferite da Al Capone, che vi trascorreva giornate di vacanza e relax. Ma circa 40 anni fa, Amityville è diventata famosa per un altro motivo: al 112 di Ocean Avenue ci sarebbe la casa infestata dagli spiriti più famosa d’America. Procediamo con ordine. La villa, costruita in stile coloniale olandese e caratterizzata da grandi finestre, una torretta, un patio ed un ampio spazio verde, divenne scenario di un omicidio brutale, avvenuto alle 03:15 circa del mattino del 13 novembre 1974: ad abitare la casa all’epoca era la famiglia Defeo, composta dai genitori Ronald e Louis Brigante Defeo e dai figli Ronald “Butch” Jr (23 anni), Dawn (18 anni), Allison (13 anni), Marc Gregory (11 anni) e John Matthew (9 anni). La notte fra il 12 ed il 13 novembre, il maggiore dei figli, Ronald Jr, imbracciò il suo fucile Marlin 336 calibro 35 e sparò a tutti i familiari, uno dopo l’altro: la mattina seguente, come in un terribile gioco, si recò normalmente al bar e confessò all’amico Bobby Kelse di sentirsi un po’ preoccupato, perché non riusciva a contattare nessuno dei suoi parenti. Disse, quindi, che sarebbe tornato a casa per controllare: pochi minuti dopo corse agitatissimo dentro al bar, urlando di aver trovato i genitori assassinati. In pochi istanti diverse persone si unirono per riaccompagnare il maggiore dei figli dei Defeo al 112 di Ocean Avenue, contattando anche la polizia: nel giro di pochi minuti vennero scoperti anche i cadaveri dei quattro fratelli minori....

BUCKFAST TONIC WINE: LE PREOCCUPAZIONI DELLA SCOZIA...

Il Buckfast Tonic Wine è un liquore prodotto fin dal 1880 in un’abbazia cattolica inglese di benedettini: realizzato a partire dalla mistella, cioè un mix fra mosto d’uva ed alcol etilico o acquavite, negli anni ha subito pochissime modifiche, attestandosi ad un 15% di gradazione e sfruttando un gusto molto simile a quello del vino dell’eucarestia (a detta di chi lo beve). A caratterizzare questa particolare bevanda è, però, soprattutto la presenza massiccia di caffeina: secondo uno studio del New York Times, un litro di Buckfast ne conterrebbe circa 300 milligrammi, cioè l’equivalente di quattro tazzine di espresso. Ma come mai è diventato tanto popolare? Una serie di studi condotti a cavallo del 2010 (a cui ha partecipato anche la BBC) avrebbero rivelato che, fra i rapporti di polizia dello Strathclyde, una regione della Scozia, ben 5.638 coinvolgerebbero in qualche modo il Buckfast Tonic Wine. Addirittura, per 114 casi, la bottiglia di liquore sarebbe stata utilizzata come arma contundente. Il New York Times ha, poi, rivelato che, secondo una ricerca svolta in un istituto minorile, il 43,3% delle persone intervistate avrebbe affermato di aver bevuto questa specifica bevanda prima di commettere il proprio crimine. Questi numeri davvero impressionanti hanno spinto diversi politici scozzesi a chiedersi se non sarebbe molto meglio porre delle limitazioni al consumo del Buckfast, apprezzato soprattutto fra i tifosi di calcio: questo liquore non è, infatti, particolarmente diffuso in Inghilterra, ma ha trovato la sua fortuna negli anni ’70 fra i sostenitori del Celtic Glasgow, diventando rapidamente famoso fra i Neds, cioè gli Hooligan scozzesi. Il problema del consumo di Buckfast sta nelle conseguenze che avrebbe sul comportamento dei bevitori appassionati: la classica sbronza, fatta di confusione e generale debolezza, viene preceduta da una fase di euforia, dovuta alla presenza di...

I FILM MALEDETTI: STORIE DA EVITARE...

Quando si parla di film maledetti si fa, spesso, riferimento a trovate pubblicitarie, strane interviste, affermazioni un po’ particolari. L’ultimo esempio è l’esperienza di Carrie Fisher, che avrebbe espresso più di qualche dubbio su Star Wars VII: prima il suo incidente d’auto, poi la disavventura di Harrison Ford e il suo elicottero… l’attrice sarebbe piuttosto convinta che qualcosa non stia funzionando. Ma quali sono i “classici” film maledetti e perché si sono guadagnati questa fama? 1 – Gioventù bruciata – La pellicola degli anni ’50 vide la morte prematura di ben quattro attori: James Dean, Sal Mineo, Nick Adams e Natalie Wood. In particolare, Dean morì prima dell’uscita del film, coinvolto in un terribile incidente sulla sua Porsche 550 nel 1955, Mineo venne accoltellato nel 1976, Adams venne ucciso da una dose eccessiva di sedativi e stupefacenti nel 1968 (non è mai stato chiarito se la morte sia stata accidentale oppure, più drammaticamente, un suicidio), la Wood cadde dal suo yatch, affogando misteriosamente nel 1981 (il suo caso venne riaperto a più riprese, senza arrivare ad una chiara spiegazione dell’incidente). 2 – Il Conquistatore – La pellicola storica che aveva fra i protagonisti anche John Wayne venne girata nel 1956 nei pressi di St. George (Utah). A quanto pare, l’area era stata utilizzata pochissimo tempo prima per effettuare dei test atomici: fra gli addetti ai lavori (220 circa) si ammalarono di cancro ben 91 persone. 46 di loro, oltre allo stesso Wayne (nel 1979), morirono. Nel conto non vengono, però, considerati familiari, amici ed extra che andavano e venivano sul set. 3 – Poltergeist – L’horror che nel 1982 sconvolse gli spettatori, guadagnandosi il diritto di avere ben due sequel, segnò anche la vita di molti dei suoi protagonisti: Heather O’Rourke morì a soli...