I CLIENTI DI SHARP SUITS: QUALI FRASI SI POSSONO EVITARE?...

Il mondo dei designers, degli animatori, degli illustratori, dei pubblicitari è spesso caratterizzato da incursioni incredibili da parte degli “unhelpful clients“, clienti dal commento assurdo, capaci di tirar fuori teorie e consigli decisamente improbabili: in realtà, un po’ in tutte le categorie si possono trovare storie divertenti ed aneddoti riguardanti richieste impossibili e domande a cui è davvero difficile rispondere seriamente, ma, in questo caso, i diretti interessati hanno deciso di mettere a punto una contromossa. Una comunità creativa irlandese, la Sharp Suits, ha, infatti, riunito gli addetti ai lavori e li ha coinvolti in un progetto davvero divertente: trasformare le citazioni più assurde in poster A3, non tanto per vendicarsi, quanto per farsi una serena risata davanti a situazioni che spesso possono generare incomprensioni e problemi. Le nuove opere hanno, però, anche una finalità benefica estremamente positiva: i ricavati delle vendite delle immagini vanno, infatti, al Temple Street Children’s Hospital, per aiutare chi davvero ne ha bisogno. Quali sono le reazioni, i commenti, i consigli, le teorie, le richieste più incredibili? Vediamo qualche esempio! – “Dobbiamo togliere l’orecchio del bambino o almeno spostarlo un pochino al lato della testa.” – “Non possiamo usare l’Inno Nazionale! Fa troppo IRA!” – “L’albero di Natale deve sembrare naturale… ma deve essere viola.” – “Vogliamo che assomigli a questo, ma non copiarlo, basta che lo fai abbastanza diverso, ma tenendolo uguale!” -“Il volantino dovrebbe assomigliare ad una calda stretta di mano.” – “Ci sembra che il rosso proprio non vada bene per il Natale.” – “Tutti sanno che le ragazze sotto i 25 anni non indossano gonne.” – “C’è troppo bianco. Meno è di più.” – “Lo so che hai detto che lo spot sarebbe stato animato, ma questo è un cartone!” – “Ora è molto meglio,...

MUSICA E MESSAGGI SUBLIMINALI...

La parola “subliminale” deriva dal latino SUB+LIMEN, cioè “sotto la soglia”. Cosa significa? Significa che un messaggio subliminale è una informazione, un’immagine, un suono, nascosto all’interno di un altro mezzo ed assimilato dal cervello dell’interlocutore in modo assolutamente inconsapevole ed inconscio. Questo termine deriva da due campi diversi, ma in qualche modo connessi, cioè psicologia e pubblicità, ed è stato oggetto di studi e dispute fin dagli anni ’50: il primo a parlarne fu Vance Packard, nel suo famoso “I persuasori occulti”, seguito pochi anni dopo dall’ormai mitico James Vicary, che per primo annunciò la presenza di pubblicità nascoste nei film, tanto forti da condizionare gli acquisti degli spettatori. Nel 1962, però, lo stesso Vicary ammise la truffa, confessando di essersi inventato un’indagine interessante per poter salvare la sua azienda di comunicazione, sull’orlo del fallimento. Ad oggi, alcuni studi hanno confermato l’azione dei messaggi subliminali su zone specifiche del cervello, ma hanno negato l’esistenza di effetti duraturi ed importanti sul comportamento umano: l’informazione nascosta viene, effettivamente, registrata, ma non provocherebbe alcun tipo di sconvolgimento comportamentale o psicologico. Nell’ambito dei messaggi “sub limen”, uno dei settori più colpiti è sicuramente quello della musica: canzoni ( e interi dischi) vengono fatti suonare spesso al contrario, per rivelare piccole frasi, discorsi, suggerimenti più o meno pericolosi. Dal punto di vista “sonoro”, le informazioni subliminali possono essere di due tipi: backmasking (cioè una frase registrata al contrario) e bifronti (una frase che, ascoltando la canzone nel verso giusto, suona in un modo, mentre, mettendo il disco al contrario, dice assolutamente un’altra cosa). La maggior parte delle volte, gli indizi trovati in questo modo sembrano decisamente esagerati, forse nati da un particolare effetto, chiamato “illusione uditiva subconscia“: in poche parole, sentiamo qualcosa perché vogliamo sentire qualcosa. Ci sforziamo di...

PANTONE IN CUCINA!

La Pantone Inc. nasce nel 1962 a CarlStadt, nel New Jersey, per opera di Lawrence Herbert: l’azienda statunitense si occupa di tecnologie per la grafica e, negli anni ’50, mette a punto un sistema di catalogazione e riconoscimento dei colori che diventa da subito standard internazionale, utilizzato anche nei settori industrali e chimici. L’obiettivo è tradurre tutte le diverse tonalità nel sistema di stampa CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) con un codice formato da due campi: il primo può essere caratterizzato da una parola o da un numero di due cifre, ma, per i colori più comuni, esistono definizioni più classiche (es. il bianco “Safe” o il rosso “Scarlet Red”).  Nel corso degli anni, il termine Pantone è diventato una vera e propria istituzione: a partire dal 2000, per esempio, l’azienda sceglie il “colore dell’anno“, capace di influenzare le scelte anche nel campo della moda e dello spettacolo (scelto il “Radiant Orchid”, l'”Emerald” o il “Tangerine Tango”, accessori, capi d’abbigliamento, cosmetici… tutte le aziende cercheranno di sfruttare la tonalità di moda)! Ma i Pantone hanno influenzato arte e design anche in altri modi! David Schwem, designer ed illustrator originario del Midwest, ha, per esempio, realizzato un progetto basato su una serie di fotografie che hanno per protagonisti cibi associati in base al gusto e al colore: i Food Art Pairings. Ispirandosi ai Pantoni, ha abbinato tonalità e ricette in modo divertente ed originale, creando nuove “mazzette” da sfogliare per poter scegliere il colore perfetto per noi! Schwem, collaboratore fra gli altri di Apple, Target, GQ e Warby Parker, ha fatto della ricerca sul colore uno dei suoi tratti distintivi: lo dimostrano altri bellissimi progetti, come Rechargeable Fruit, Cereal Day e Camelflage...

LE EMOZIONI SU FACEBOOK: OTTIMISMO E PESSIMISMO VIAGGIANO IN UN POST...

Due studi condotti sulla natura dei post e delle emozioni su Facebook hanno rivelato che l’ottimismo ed il pessimismo espressi su un social network sono contagiosi: uno stato che esprime felicità genera post positivi da parte di chi ci legge e la stessa cosa vale anche per le emozioni negative. Il primo di questi test venne condotto dal 2009 al 2012 da un team capitanato da James Fowler (University of California a San Diego) e che vedeva fra i collaboratori anche due italiani, Lorenzo Coviello e Massimo Franceschetti: un software analizzò in 1180 giorni circa 1 miliardo di stati su Facebook da 100 milioni di utenti anonimi, provando che, per esempio, in un giorno di pioggia la percentuale di post tristi aumentava del 1,16%, mentre gli stati felici diminuivano contemporaneamente del 1,19%. Ma questa variazione non riguardava solo persone residenti nella stessa città e, quindi, “vittime” delle stesse condizioni meteorologiche: anche amici di città lontane “baciate dal sole” percepivano il malessere, rispondendo con post di uguale tenore. L’effetto del contagio risultò evidente. Un secondo studio, condotto recentemente dai ricercatori della Cornell University e della University of California di San Francisco, ha confermato i primi dati, utilizzando un algoritmo modificato per la prima settimana, in modo da analizzare con sempre maggior frequenza parole riferite ad emozioni negative: la proporzione per i primi 7 giorni è stata di 4 milioni di post positivi contro 1,8 milioni di stati negativi. In totale, sono stati presi in considerazione oltre 3 milioni di post da 690 mila utenti casuali di Facebook, per circa 122 milioni di parole: i risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, hanno confermato l’alto tasso di contagio fra amici, i cui post si “adeguano” a quelli pubblicati da altri durante la...

MARINA ABRAMOVIC: THE GRANDMOTHER OF PERFORMANCE ART Giu17

MARINA ABRAMOVIC: THE GRANDMOTHER OF PERFORMANCE ART...

Nata a Belgrado, in Serbia, nel 1946, Marina Abramovic è stata ed è tuttora una delle artiste più importanti ed influenti nel campo della body art: la sue prime performance risalgono agli inizi degli anni ’70 e sono da subito dedicate ad alcuni temi in particolare, come la sessualità e la femminilità, la dimensione intima e quella quotidiana, l’interpretazione della realtà, la relazione fra artista e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente. Fin dagli esordi, lo strumento utilizzato dall’artista è stato, infatti, il suo stesso corpo, protagonista di vere e proprie prove, necessarie per testarne la resistenza fisica e psicologica ed esplorare i limiti della sopportazione: il corpo è simbolo della realtà, mezzo per porre domande e generare risposte, suscitando attenzione e obbligando il pubblico a reagire, diventando oggetto dell’esecuzione. Ma perché proprio il corpo e perché questo tipo di performance? Perché, secondo Marina Abramovic, solo sperimentando il dolore, la sofferenza, la paura della morte ed i limiti fisici puoi davvero liberarti di loro: “Le cose che non conosco, le cose che temo, quelle difficili finiscono per contare veramente. Nella vita reale la gente va incontro a tragedie tremende, a malattie e sofferenze che portano vicino all’esperienza della morte. Queste sono situazioni che cambiano la vita. La felicità non cambia la vita di nessuno: è uno stato che non si vuole mai alterare. Ecco perché io metto in scena difficoltà e momenti pericolosi: per superarli e infine liberarmi delle paure. Come una sorta di catarsi.” (Potete trovare l’intervista completa qui) Fra le opere che meglio rappresentano questo concetto si possono citare: RHYTHM 0 (1974) – L’esecuzione si svolse a Napoli: su un tavolo vennero posti 22 oggetti di diverso tipo (rasoi, forbici, una macchina fotografica, una rosa…) e al pubblico...

COLORI ED EMOZIONI: MOVIES IN COLOR...

Movies in color è un progetto nato dalla fantasia e dallo spirito d’osservazione di Roxy Radulescu: durante la visione di Skyfall, Roxy rimase colpita dall’uso dei colori all’interno delle scene, tanto da concentrarsi più sulla scenografia che sulla trama. La curiosità la spinse a cercare, con l’aiuto di Photoshop, lo spettro di colori utilizzati nei fotogrammi più interessanti, per trovare quelle importanti connessioni che, in modo più o meno evidente, legano in ogni film scelte registiche, luoghi, sfondi, costumi ed emozioni. Perché ogni colore provoca una reazione, suscita determinate emozioni e modifica lo stato d’animo di uno spettatore che lui lo voglia oppure no. Se per alcune scene questo procedimento è evidente, pensiamo ai colori sempre forti ed in contrasto usati da Wes Anderson piuttosto che al rosso acceso scelto da Tarantino per il sangue delle sue vittime sullo schermo, per altre pellicole le scelte cromatiche, pur attente, passano quasi inosservate, agendo di nascosto: eppure, nonostante l’assenza di particolari tonalità accese, film drammatici come Shining, Alien o Il Cigno Nero riescono comunque a trasmettere un senso di oppressione e inquietudine. La stessa cosa vale per i film d’animazione o comici, a cui bastano poche tonalità per trasmettere sentimenti positivi. Se poi consideriamo un capolavoro come Schindler’s List, il ruolo centrale del colore diventa evidente. L’idea originale di Roxy Radescu è diventata prima un blog, poi una pagina Facebook: le still vengono spesso pubblicate per argomenti e intere settimane vengono dedicate a specifici registi (Federico Fellini, Wim Wenders, Frank Oz, Spike Jonze…), ma è sempre possibile fare delle richieste. Nel sito viene pubblicato tutto, comprese le ultimissime uscite o i film in bianco e nero. Perché anche un’ombra grigia può dire mille...

SHORTOLOGY: TUTTO IN UN’ICONA...

Come si può rappresentare un film, un evento storico, una ricorrenza, un proverbio, una canzone con pochi, pochissimi, elementi? Come si può condensare la complessità di un film di Kubrick o l’epicità della vita di un personaggio come Cesare utilizzando semplici disegni? Con le icone di Shortology: bignami visual ideati dai direttori creativi della H-57! La carriera di Michael Jackson, i capitoli di Star Wars, il D-day il 6 giugno del 1944, i pezzi dei Beatles, la storia delle nazionali di calcio… tutto può diventare icona, una sorta di riassunto rapido per chi non può perdere tempo. Il progetto si è presto trasformato in un libro, dal titolo “Shortology, da Allen a Mark Zuckerberg, 101 ministorie per chi non ha tempo da perdere“: una raccolta divertente ed irriverente, utile per mettere alla prova anche gli amici… qualche esempio? – CINEMA: – MUSICA: – STORIA: E ora tocca a voi: un proverbio e due film. Riuscite a...

I MONDIALI: IERI E OGGI Giu09

I MONDIALI: IERI E OGGI...

Il Campionato Mondiale di Calcio (la FIFA WORLD CUP) è il massimo torneo calcistico internazionale a cui partecipano squadre nazionali maschili: nasce nel 1928 ad opera di Jules Rimet e viene organizzato per la prima volta nel 1930, con la partecipazione di 13 squadre. Durante questa prima edizione, tenutasi in Uruguay, furono solo quattro le squadre d’Europa a partecipare alle partite, cioè Belgio, Francia, Romania e Jugoslavia. Il viaggio oltre oceano costava troppo e praticamente nessuna nazione aveva manifestato l’intenzione di accettare l’invito: fu solo grazie all’intervento dello stesso Rimet che questi pochi paesi cedettero ed inviarono le proprie federazioni a ridosso della data di inizio. Nel ’30 si sfidarono, quindi, sette nazionali sudamericane, quattro europee e due nordamericane. Ad oggi, fra fase di qualificazione e gironi finali, le squadre coinvolte sono circa 200, impegnate negli incontri per tutti e 3 gli anni che precedono la manifestazione! Ma quali sono stati gli episodi che hanno caratterizzato ogni appuntamento? 1930 – Ad aprire la primissima edizione dei mondiali furono due partite, Francia – Messico (4 – 1) e Stati Uniti – Belgio (3 – 0). Il primo gol della storia del campionato mondiale venne segnato dal francese Lugen Laurent, mentre alla finale fra Uruguay e Argentina (4 – 2) parteciparono ben 93.000 spettatori. Un vero e proprio record! 1934 – La nazione ospitante nel ’34 fu l’Italia: 16 nazioni aderirono alla manifestazione, mentre l’Uruguay, pur essendo campione del mondo, decise di non partecipare, come forma di protesta alla scarsissima adesione dei gruppi europei ai campionati di quattro anni prima. A vincere, con numerose polemiche e qualche sospetto, fu proprio l’Italia. 1938 – I mondiali si tennero di nuovo in Europa, per l’esattezza in Francia, e questa volta, insieme all’Uruguay, anche l’Argentina decise di boicottare l’incontro,...

SIMMETRIA, PUNTO DI FUGA, SUSPENCE E CITAZIONE: 4 REGISTI E LA LORO FIRMA Giu03

SIMMETRIA, PUNTO DI FUGA, SUSPENCE E CITAZIONE: 4 REGISTI E LA LORO FIRMA...

Cosa notiamo di solito in un film? La recitazione degli attori coinvolti, una storia avvincente, convincente, emozionante, una colonna sonora che ci travolge nel mezzo di una scena particolarmente importante, la battuta perfetta al momento giusto…. eppure, a volte dimentichiamo che, se un film funziona, è anche, e soprattutto, merito del regista. I registi dirigono, muovono le pedine, cambiano la prospettiva, spesso ingannano il loro pubblico, rimanendo sempre, perfettamente, nascosti. O quasi. Ogni regista ha il suo stile, qualcosa che lo identifica e lo rende apprezzabile: esistono, però, registi un po’ più identificabili di altri, famosi per la cura riservata a determinati dettagli o passati alla storia per aver inventato punti di vista del tutto nuovi. Qualche esempio? WES ANDERSON Nato nel 1969, Wesley “Wes” Anderson è un regista, uno sceneggiatore ed un produttore statunitense. Realizza il suo primo film nel 1996, ottenendo da subito quel grande successo di critica e pubblico che ancora oggi lo accompagna ad ogni nuova pellicola: Un colpo da dilettanti, Rushmore, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il treno per il Darjeeling, Fantastic Mr. Fox, Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel. Ciò che accomuna tutti i suoi film, oltre al ritorno ciclico di determinati attori (fra cui gli ormai mitici Bill Murray, Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman) ed il ruolo centrale della colonna sonora (David Bowie, Nico, Velvet Underground, ma anche Seu Jorge, autore delle musiche per Steve Zissou), è la presenza quasi ossessiva di inquadrature perfettamente simmetriche. La simmetria attraversa trasversalmente tutte le opere di Anderson, contribuendo a quell’atmosfera un po’ artificiale che spesso si incontra nelle scene più diverse: una stanza, la hall di un albergo, un campo aperto, una tenda da campeggio, un pulmino della scuola, un personaggio ripreso frontalmente, un personaggio ripreso di...