Fantasanremo: cosa cambia nel 2023?...

Del Fantasanremo avevamo già parlato durante l’edizione 2022 del concorso canoro: ne abbiamo raccontato le origini, la rapidissima diffusione e alcune delle regole principali, fra baudi, malus e bonus. Anche quest’anno si sono aperte le iscrizioni sul sito ufficiale ed è possibile accedere alla piattaforma per creare fino a cinque diverse squadre di cantanti impegnati in altrettante leghe (pubbliche o private), con l’obiettivo di raccogliere più punti possibili. La dinamica è sempre la stessa: Si dispone di 100 monete (i baudi) con cui comprare gli artisti Ogni squadra ha un capitano, per il quale bonus e malus valgono di più Si può giocare da soli, in una lega aperta, o si può creare un campionato a parte, invitando amici, colleghi e parenti Ovviamente, cantanti “forti” dal punto di vista della competizione o ritenuti campioni di “trash” hanno un valore superiore, quindi si è un po’ costretti a mixare cuore e testa, bilanciando le due componenti (oppure si può scegliere di pancia e poi chi vince vince) Al termine, si conquista esclusivamente la gloria eterna Nel 2023, a cambiare sono proprio le due componenti più divertenti e interessanti dell’intera esperienza: bonus e malus. Addio a Papalina e ciao zia Mara: il metro di giudizio è cambiato! I nuovi Bonus del Fantasanremo comprendono: Tananai si classifica ultimo: + 100 punti Ultimo si classifica Tananai: + infinito Cugini di Campagna ventiduesimi: + 22 (la canzone con cui si presentano al Festival si chiama proprio “Lettera 22”) 31 punti in serata per gli Articolo 31: + 31 Cosplay dei Maneksin: + 20 punti Olly duetta con Benji nella serata cover: + 18 km Duetto con i Jalisse nella serata cover: fiumi di punti Batti cinque con Gianni Morandi: + 10 Bonus Dargen – l’artista indossa occhiali da sole:...

Giorgio Gaber: il compleanno del Signor G...

Se potessi cantare davvero canterei veramente per tutti, canterei le gioie ed i lutti e il mio canto sarebbe sincero. Ma se canto così io non piaccio, devo fare per forza il pagliaccio. (da Suona chitarra, n. 1) Se siete andati su Google stamattina non vi sarà certo sfuggito il doodle che la piattaforma ha deciso di dedicare al compleanno di Giorgio Gaber: il “Signor G” – così era soprannominato – avrebbe, infatti, compiuto oggi 83 anni. Anche noi vogliamo celebrare la vita e il genio di questo artista italiano, ripercorrendo in particolare i primi passi della sua carriera, fra curiosità e collaborazioni eccellenti. Il 25 gennaio del ’39 nasceva Giorgio Gaberscik Figlio di un impiegato e una casalinga della media borghesia, Giorgio Gaber nasce a Milano nel gennaio del ’39, fratello minore di Marcello, un’influenza fondamentale nella vita del futuro cantautore. Cagionevole di salute, viene colpito due volte dalla poliomelite: la prima volta ha solo 8/9 anni e la malattia gli porta una leggera paralisi delle mano sinistra. Il fratello maggiore suona già la chitarra per diletto, così il padre ne regala una anche a lui, sperando che con un po’ di esercizio il figlio possa riprendere completamente la manualità. Come è facile intuire, da quel momento la chitarra non sarà per Gaber solo uno strumento per il recupero fisico: diventerà una compagna inseparabile, lo strumento della vita. Fin dall’adolescenza – e ispirandosi ai più famosi chitarristi jazz dell’epoca – Giorgio Gaber comincia a suonare con alcune band: a soli 17 anni fa parte del gruppo di Adriano Celentano “Rocky Boys”, che vede al pianoforte un giovanissimo Jannacci. I due stringono un rapporto di amicizia molto forte e, quando poco dopo Gaber conosce Tenco, i tre decidono di creare una nuova band, quella...

Cut-up: dal dadaismo a Thom Yorke...

La tecnica letteraria del Cut-up si articola in due passaggi fondamentali: la distruzione di un testo classico e la sua ricomposizione libera da ogni necessità di un nesso logico. Cosa significa? Significa scrivere o stampare dei contenuti tradizionali per poi dividerli in tanti piccoli pezzi, isolando parole singole o lasciando intatte alcune costruzioni e frasi; i nuovi pezzi vengono, poi, riassociati in modo assolutamente inedito, dando vita a paragrafi originali, privi di un vero e proprio senso logico, ma corretti dal punto di vista grammaticale. Questa tecnica così particolare si è diffusa per la prima volta negli anni ’20 del Novecento, grazie all’ascesa del movimento dadaista: in breve, moltissimi artisti, scrittori, pittori, musicisti hanno iniziato a utilizzare questa pratica, con l’obiettivo di trovare significati inediti a vecchie costruzioni lessicali o di dare libero sfogo alla creatività, superando il vincolo della sintassi. Fra i nomi citati più spesso fra gli esempi più importanti di questa tecnica possiamo trovare Brion Gysin: riscoprì il découpé (questa la traduzione francese) casualmente, mentre utilizzava dei fogli di giornale per proteggere la superficie di un tavolo. Le frasi si sovrapponevano dando vita a contenuti diversi e interessanti, spingendo l’artista a fare nuovi esperimenti. Gysin convinse, poi, William Borroughs a fare lo stesso: Borroughs, scrittore statunitense vicino alla Beat Generation, è considerato uno dei più importanti esponenti di questa tecnica, capace di influenzare anche moltissimi musicisti. Fra questi, i Beatles (la loro Revolution No.9, inquietante e caotica, è uno dei migliori esempi di Cut-up audio), David Bowie (che utilizzava questo processo per riscoprire, rivedere e riutilizzare tutti i suoi scritti) e – più recentemente – Thom Yorke (Kid A dei Radiohead è l’opera che maggiormente ha risentito di questo processo creativo). La tecnica del Cut-up non è, però, l’unica esistente: un...

2016 – 2017: ricordando David Bowie e i suoi look iconici...

Ad un giorno dal suo settantesimo compleanno e a poco meno di 24 ore dal primo anniversario della sua inaspettata e dolorosa scomparsa, sembra quasi che David Bowie non se ne sia mai andato: gli articoli che parlano di lui si moltiplicano costantemente, così come i post e le immagini condivise dai suoi fan sul web. In molti ne sentono la mancanza e ne ricondividono i principali successi, tirando le somme di questi primi 12 mesi senza il Duca Bianco: considerato l’andamento del 2016, dai più ritenuto estremamente sfortunato (anche per il numero eccezionalmente alto di grandi star scomparse più o meno prematuramente), ad alcuni pare evidente che fosse proprio Bowie a tenere le fila dell’universo oppure, ancor più incredibilmente, che sia semplicemente andato via, costruendo una realtà parallela da popolare con le tante celebrità scomparse nel corso dell’anno passato. Qualsiasi sia la vostra opinione, dalla più realista alla più ottimista, è innegabile che David Bowie abbia significato tantissimo a livello musicale, cinematografico, culturale, sociale e che la sua mancanza stia iniziando a farsi sentire pesantemente. Anche nel campo della moda. A un anno dalla scomparsa, vogliamo ricordarlo così, con un breve elenco di alcune delle sue apparizioni e scelte stilistiche più iconiche! – La tuta realizzata da Kansai Yamamoto per l’Aladdin Sane Tour nel 1973: in piena era Ziggy Stardust, Bowie sorprende con questo outfit senza paragoni, vestendo in modo incredibile ed indimenticabile uno dei suoi personaggi più conosciuti ed apprezzati. Famosissimo anche il make up, imitato e riproposto ininterrottamente fin dalla sua prima apparizione sulla scena. – Diamond Dog: a metà degli anni ’70, iniziano i primi cambiamenti, che avvicinano Bowie alla sua trasformazione successiva, fatta da look decisamente meno colorati ed aggressivi. – Il Duca Bianco: pochi anni dopo il tramonto...

Abbey Road compie 47 anni! Set26

Abbey Road compie 47 anni!...

Abbey Road è il disco dei Beatles più venduto di sempre: un vero e proprio long seller, uscito il 26 settembre 1969 e confermatosi, da allora, come una vera e propria pietra miliare del rock. La sua storia è, in realtà, piuttosto travagliata: l’album è, infatti, l’ultimo registrato in studio dal gruppo, che si sarebbe sciolto di lì a poco ed è succeduto solo da Let It Be (maggio 1970), una raccolta di pezzi registrati molto prima. Tutto inizia con il famosissimo Rooftop Concert del 30 gennaio 1969: i Beatles salgono sul tetto degli studi di registrazione, portano gli amplificatori e suonano poche canzoni, gli ultimi pezzi live della loro carriera in quanto band. Una volta terminato quel mini evento – non privo di difficoltà – l’unione del gruppo comincia definitivamente a vacillare. Ogni membro è, infatti, ormai impegnato in progetti solisti e sembra davvero impossibile riuscire a completare un lavoro tutti insieme. Solo la determinazione di Paul McCartney fa sopravvivere l’idea di un ultimo album, le cui registrazioni partono praticamente subito, per concludersi con mille ritardi ad agosto: quello che sembra un disastro annunciato, un disco destinato a suonare male, scoordinato e disordinato, si rivela, invece, come un vero capolavoro, fatto di armonie e di piccoli elementi che rimarranno, imitati da altri, nel rock degli anni ’70 e oltre. Nonostante i quattro non registrassero mai insieme, nonostante i dubbi sui brani, nonostante i contrasti sull’ordine della scaletta, nonostante l’ossessione per alcuni pezzi vocali, Abbey Road superò ogni aspettativa. Il disco è caratterizzato da due lati molto diversi, che rispecchiano, non casualmente, anche le personalità di Lennon e McCartney: il lato A è, infatti, classico, suddiviso in brani (l’iconica Come Together, la bellissima Something, Maxwell’s Silver Hammer, Oh!Darling, il secondo lavoro di Ringo Starr...

Freddie Mercury: 5 settembre 1946...

“Io non diventerò una star, diventerò una leggenda” Oggi, 5 settembre 2016, Freddie Mercury avrebbe compiuto 70 anni: nato Farrokh Bulsara a Zanzibar il 5 settembre del 1946, morì il 24 novembre del 1991, lasciando dietro di sé un’eredità musicale enorme, tanto preziosa e “pesante” da non poter, ancora, essere raccolta ed eguagliata da nessuno. La sua morte segnò, in parte, la fine della sua band: i Queen sono andati avanti, hanno partecipato a concerti ed iniziative, ma non sono mai stati in grado di sostituirlo, pur scegliendo, negli anni, cantanti di grande talento. La sua voce, potente, ma soprattutto espressiva ed emozionante, non ha mai trovato paragoni e viene, ancora oggi, studiata nei minimi dettagli, per capire quale fosse la sua reale potenza. Freddie Mercury ha lasciato un segno indelebile, diventando una vera e propria leggenda: ma chi era in realtà e qual è stato ed è oggi il suo contributo al mondo della musica? – Classificato come baritono, Freddie Mercury cantava, almeno inizialmente, da tenore leggero: con l’andare degli anni ed il consumo di sigarette, la voce si modificò parzialmente, portandolo ad una potenza di timbro paragonabile a quella di un tenore lirico. Non ci sono vere e proprie conferme sull’estensione vocale, anche se più di un esperto, fra cui Montserrat Caballé, sostiene che potesse passare dal FA della prima ottava al FA della quinta ottava, arrivando con voce piena al FA della quarta ottava (quindi, F2 – F6). Un esempio di questa capacità sarebbe la canzone All God’s People. Sempre secondo gli studi, Mercury era in grado di usare le sub armoniche, tipiche di alcuni canti etnici e capaci di dare all’ascoltatore l’impressione di un suono ai limiti: oltre a questo, il cantante possedeva anche un Vibrato più veloce rispetto ai...

Le canzoni da ascoltare per superare il rientro dalle vacanze...

Il rientro dalle vacanze può essere molto difficile: il primo giorno di lavoro, il primo giorno di scuola che si avvicina, le giornate che si accorciano inesorabilmente e l’invadenza dell’autunno, che sembra alle porte appena rimesso un piede in città. I centri si popolano, parcheggiare torna ad essere quasi impossibile e le agende si riempiono di appuntamenti: come fare ad affrontare questa sorta di Summer Blues? Ascoltando qualche bella canzone e voltando pagina! Ecco qualche suggerimento musicale! – Summer’s Almost Gone – The Doors: avete bisogno di riflettere sul vostro viaggio? Volete staccare due minuti per riportare alla memoria i bellissimi e freschissimi ricordi dell’estate 2016? Niente è meglio della dolce voce di Jim Morrison, pronto a farvi piangere e rimpiangere le vacanze appena terminate! – All Summer Long – The Beach Boys: una canzone decisamente più allegra, almeno nel ritmo, direttamente dai re dell’estate, dal gruppo che, forse, ha saputo rappresentare meglio di chiunque altro la gioia di stare in vacanza, coi piedi immersi nella sabbia ed il sole che si tuffa nel mare! Da ascoltare per ballare e divertirsi mentre si disfa la valigia! – Summer Nights – Grease: cosa vi viene in mente leggendo le parole “amori estivi”? Non siate tristi! Pensate a Sandy e Danny: loro si sono incontrati di nuovo! – Mama I’m Coming Home – Ozzy Osbourne: c’è sempre il lato positivo nel tornare a casa, cioè rivedere famiglia e amici! Perciò, abbandonate la tristezza e pianificate incontri, feste e uscite per i prossimi mesi! – My Friend – Groove Armada: un video che descrive proprio questa sorta di tristezza che ci invade al ritorno dalle vacanze… e cosa fa la protagonista? Ricorda i bei momenti e gli amici! Se proprio non riuscite a superare il rientro dalle...

Niccolò Paganini: una rockstar di altri tempi...

La figura di Niccolò Paganini è una delle più particolari legate al mondo della musica: riconosciuto come il più grande violinista dell’Ottocento, venne circondato fin da subito da un vero e proprio alone di mistero che, a quanto pare, l’artista amava alimentare. Non molto alto, magrissimo, vestito sempre di nero, col volto scavato e gli occhi infossati, Paganini destava interesse e si prestava particolarmente alla creazione di vere e proprie leggende urbane: si diceva, infatti, che la sua abilità gli fosse stata donata direttamente dal Diavolo, mentre si trovava in prigione per aver adescato una giovane ragazza (o per aver ucciso un rivale in amore? Le storie divergono su questo punto), che avesse utilizzato parti del corpo di una sua amante per produrre le corde del suo violino, che venisse aiutato da Lucifero in persona durante i concerti (qualcuno disse addirittura di aver intravisto una figura sul palco). La sua abilità, il suo incredibile virtuosismo, la capacità di creare pezzi impossibili per altri violinisti contribuirono a rafforzare l’immagine di Paganini che, in pieno Romanticismo, divenne una vera e propria star: pezzi quasi interamente improvvisati e velocissimi, corde sapientemente incise che saltavano progressivamente durante i concerti per mostrare la bravura del violinista, salti di diverse ottave, passi lunghissimi con accordi sulle 4 corde, combinazioni impressionanti di note sull’arco e note pizzicate, persino il presentarsi a teatro all’interno di una carrozza nera trainata da cavalli neri… Una delle storie più raccontate vuole che uno spettatore cieco seduto in platea durante uno dei concerti di Paganini avesse chiesto ai vicini quanti musicisti ci fossero sul palco: “Uno solo”, “Allora è il Diavolo”. La figura di Niccolò Paganini divenne, quindi, centro di un vero e proprio culto, che continuò nonostante i problemi di salute, fra cui la sifilide,...

I Radiohead sono spariti da internet: come mai?...

Durante la serata del primo maggio 2016, i Radiohead si sono progressivamente cancellati da internet, eliminando post e tweet da Facebook, Twitter e Google +, sostituendo le foto con immagini completamente bianche e svuotando letteralmente il proprio sito, trasformandolo in una semplice schermata priva di contenuti: come mai? La band britannica non è nuova a scelte particolari: all’uscita dell’album “In Rainbows”, mentre l’industria musicale ancora cercava di gestire le condivisioni in rete, il gruppo decise di permettere ai fan di scaricare i brani con un’offerta libera (quindi potenzialmente anche gratis); nel 2011, “The King of the Limbs”, venne pubblicato prima sul sito della band e solo dopo venne distribuito attraverso i canali tradizionali; nel 2014, il secondo lavoro da solista di Thom Yorke, “Tomorrow’s Modern Boxes”, è stato condiviso tramite BitTorrent, normalmente utilizzato come piattaforma per brani piratati. In molti sono, quindi, convinti che questa decisione preceda di poco l’uscita del nuovo album del gruppo, il nono: ulteriori prove sarebbero delle foto della band agli Air Studios di Londra pubblicate dal compositore Robert Ziegler, la creazione della nuova società “Down Chorus LLP” (i Radiohead creano una nuova società per ogni album, in modo da proteggere dischi e tour precedenti e limitare i rischi legati ai nuovi progetti) e anche l’invio ai primi fan britannici (quelli registrati sul sito Waste) tramite posta tradizionale di un volantino molto particolare, in cui si legge “Burn the Witch”… che sia un ulteriore indizio? Magari il titolo del prossimo disco? Non mancano, ovviamente, altre considerazioni: c’è chi lega la sparizione dei Radiohead ad una protesta, un tentativo di dare luce al problema sempre più urgente legato alla “vita sui social”, al modo in cui tantissimi, soprattutto fra i giovani, sembrano dare sempre più spazio alla propria esistenza “digitale”, allontanandosi...

5 aprile 1994 – 5 aprile 2016: Kurt Cobain Apr05

5 aprile 1994 – 5 aprile 2016: Kurt Cobain...

22 anni fa, esattamente il 5 aprile del 1994, se ne andava Kurt Cobain, leader della controversa e, ormai, mitica band Nirvana: suicidatosi nella sua villa di Seattle fra il 4 ed il 6 aprile, venne ritrovato alcuni giorni dopo, scatenando fin da subito non solo un’ondata di commozione fra colleghi e fan, ma anche sospetti e polemiche, che ancora sopravvivono, a testimoniare il ruolo che questo musicista ha, suo malgrado, ricoperto in un periodo fondamentale come quello a cavallo fra anni ’80 e ’90. Si è detto molto sul carattere di Cobain, sui motivi che potrebbero averlo spinto al gesto estremo e sull’eredità che ha lasciato non solo nei suoi compagni di band, ma in tantissimi musicisti contemporanei e successivi: vale la pena, allora, approfondire ancora un po’ la sua figura, esaminando qualche curiosità. 1 – Kurt Cobain subì in modo particolare l’influenza dei Beatles, fin dai primissimi anni di vita: si dice che la bellissima canzone “About a girl” sia nata dopo diverse sessioni di ascolto dell’album storico “Meet the Beatles” 2 – Era ambidestro, ma considerava il suonare da mancini un segno distintivo (questo perché la chitarra viene tenuta “al contrario”): ecco perché decise di tenere questa particolarità, preferendo, appunto, gli strumenti per mancini 3 – Il primo tour europeo dei Nirvana portò la band a Roma nel 1989, precisamente al Piper: a quanto pare, il concerto non andò bene e Cobain, innervosito, distrusse la chitarra 4 – Quentin Tarantino avrebbe voluto che Kurt Cobain interpretasse la parte dello spacciatore Lance nel film Pulp Fiction: il musicista dovette declinare l’offerta per i troppi impegni, ma, lusingato, ringraziò il regista nei credits di In Utero 5 – La scenografia del famoso concerto Unplagged per MTV venne scelta personalmente da Cobain, che richiese...

50 ANNI SENZA NAT KING COLE Feb15

50 ANNI SENZA NAT KING COLE...

Il 15 febbraio del 1965 moriva di cancro ai polmoni il mito Nat King Cole: il crooner originario dell’Alabama se ne andò poco prima di compiere 46 anni per una malattia legata con tutte le probabilità al vizio del fumo, che lo aveva accompagnato per tanti anni. Il cantante e pianista americano aveva imparato a suonare grazie all’aiuto della madre organista, passando dal jazz al gospel e senza dimenticare la musica classica: cresciuto in una vera e propria famiglia di artisti, una volta trasferitosi a Chicago, cominciò a frequentare giovanissimo alcuni locali, innamorandosi della musica e provando a sua volta a entrare a far parte di quel mondo. Negli anni ’30, poco più che ragazzino, cominciò ad esibirsi col fratello con il nome di Nat Cole: nel ’36, i due incisero il loro primo disco insieme. Trasferitosi in California, cominciò a farsi conoscere all’interno della sua band fino ad arrivare al successo di Sweet Lorraine nel 1940: pur non essendo troppo sicuro della sua voce, il giovane Cole iniziò la sua ascesa, favorita proprio da quel timbro così inusuale. Nel 1943, firmò con la Capitol Records e lì rimase per tutta la vita: i successi cominciarono ad arrivare con (I love you) for sentimental reasons nel ’47 e Nature Boy nel 1948. Entrambe le canzoni arrivarono in vetta alla Billboard Hot 100! Nat King Cole raggiunse finalmente il grande pubblico nel 1950, con la bellissima Mona Lisa: il brano rimase in vetta alle classifiche per cinque settimane e, nel 1992, venne premiata con il Grammy Hall of Fame Award. Ulteriore consacrazione arrivò quattro anni dopo, con la pubblicazione di Smile, canzone scritta da Chaplin per il suo “Tempi Moderni”. La vita di Nat King Cole non fu, però, sempre facile: pur essendo stato scelto...

DAVID BOWIE: ADDIO AL DUCA BIANCO Gen11

DAVID BOWIE: ADDIO AL DUCA BIANCO...

In queste ore, si stanno susseguendo i messaggi di cordoglio legati alla scomparsa di un vero e proprio mito: David Bowie. Il cantautore, polistrumentista, compositore, produttore ed attore britannico è morto al termine di una lunga malattia il 10 gennaio 2016, sconvolgendo letteralmente tutto il mondo: i fan, i colleghi, gli ammiratori si sono uniti nel ricordo di un uomo colto, gentile ed umile, che ha saputo cambiare il volto della musica (e non solo), lasciando dietro di sé una leggenda che ha pochissimi paragoni. Esponente ed innovatore di generi come folk, elettronica, glam rock e soul, il Duca Bianco ha saputo anticipare ogni cambiamento, raccogliendo consensi e premi: la rivista Rolling Stone lo ha inserito fra i 100 migliori cantanti di sempre, a pochissimi posti dall’amico Freddie Mercury, con cui collaborò e per cui cantò al concerto/tributo del 1992. Riassumere la vita di un artista di questo calibro in un solo post sarebbe quasi impossibile: ripercorriamo, quindi, la carriera di David Bowie con alcune curiosità! – Noto per le trasformazioni ed i cambiamenti nello stile musicale e nei look, David Bowie ha dato vita a tanti alter ego, tutti ugualmente apprezzati: Ziggy Stardust è ,forse, il più famoso ed iconico, ma ad esso seguono anche Halloween Jack, Nathan Adler, Tao Jones e The Thin White Duke, in italiano “Duca Bianco” – In carriera, ha collaborato con tantissimi artisti: fra essi, anche Lou Reed, Iggy Pop, Brian Eno, Bing Crosby (per una canzone di Natale diventata, ormai, un classico), i Queen, Mick Jagger (con un video particolarmente famoso e divertente), Tina Turner ed i Pet Shop Boys – Negli anni ’90, è stato particolarmente attivo anche nella pittura,con esposizioni in Inghilterra e negli Stati Uniti. Nello stesso periodo, ha dato vita ad una associazione...

Lemmy Kilmister: chi era il leader dei Motörhead? Dic29

Lemmy Kilmister: chi era il leader dei Motörhead?...

Lemmy Kilmister, fondatore e leader della band Motörhead, è morto all’età di 70 anni il 28 dicembre 2015, dopo una malattia molto aggressiva, scoperta solo due giorni prima: la sua scomparsa, dolorosa ed improvvisa, ha colpito fan e colleghi, uniti nel ricordo di una vera e propria leggenda del rock. Lemmy Kilmister, nato Ian Fraser Kilmister il 24 dicembre del 1945 a Stoke-on-Trent (Staffordshire), inizia la sua carriera nel mondo della musica a partire dagli anni ’60: in quel particolare momento storico, fonda le sue prime band e segue alcuni grandi dell’epoca, come Jimi Hendrix e i The Nice, per cui lavora da roadie. Nel ’71 viene scelto dagli Hawkwind, famoso gruppo space rock inglese, e comincia a farsi notare per il suo particolare stile al basso, che suona non con singole note, ma, piuttosto, con accordi: nel ’75, però, viene arrestato per possesso di anfetamine e licenziato immediatamente dalla band. Dopo questo episodio piuttosto spiacevole, Lemmy recluta due musicisti, Larry Wallis e Lucas Fox, e fonda i Motörhead: i due compagni vengono presto sostituiti da “Fast” Eddie Clarke e da Phil “Philty Animal” Taylor, che danno vita alla formazione originale della band e si impegnano in un rock molto particolare, dal sound riconoscibile e caratterizzato dai primi elementi di quello che sarebbe diventato il Thrash Metal (gruppi come Metallica, Slayer o Sepoltura hanno più volte affermato di essere grandi fan dei Motörhead). Il successo arriva fra l’80 e l’81, soprattutto grazie ad Ace of Spades (album e canzone omonima sono, ancora oggi, fra i più apprezzati prodotti del gruppo) e all’album live No Sleep ‘til Hammersmith: la notorietà cresce costantemente, fino a far diventare i Motörhead una delle band heavy metal più influenti ed importanti sulla scena mondiale. La formazione cambia nel tempo,...

8 dicembre: la data che lega John Lennon e Jim Morrison...

John Lennon e Jim Morrison, veri e propri miti e geni della musica (e non solo), sono uniti da una data: l’8 dicembre. Jim Morrison nasce, infatti, l’8 dicembre del 1943, mentre John Lennon viene tragicamente ucciso la sera dell’8 dicembre 1980: nel 2015 si ricordano, quindi, il 72esimo anniversario della nascita del misterioso cantante dei Doors ed il 35esimo anno senza il cantautore inglese ex Beatle. Queste due figure, così importanti sotto tanti punti di vista, hanno avuto un impatto ed una capacità di influenzare la società e la cultura diverso da molti contemporanei: sono ricordati per la forte indipendenza, per le idee e gli ideali, per la ricerca della tranquillità, per la necessità di esprimere se stessi sempre e comunque. John Lennon e Jim Morrison condividono, poi, una lunga lista di curiosità, continuamente in crescita: vediamone qualcuna!     JOHN LENNON –          Il primo strumento che imparò a suonare fu un benjo regalatogli dalla madre Julia –          Paul  McCartney entrò nei Quarry Men, la band del sedicenne Lennon, il giorno dopo averli visti esibirsi con “Be Bop a Lula” –          Alla famosa e amata zia Mimi i compagni di band di John proprio non piacevano: tentò più volte di convincerlo a lasciar perdere e, alla fine, gli regalò un ferro di cavallo contro la sfortuna –          Il suo film preferito era “The Way We Were”. Amava molto anche l’omonima canzone cantata per il film da Barbra Streisand –          Era solito fumare due pacchetti di Gaulois al giorno –          Aveva 3 gatti: Sasha, Micha e Charo –          Adorava in modo particolare Groucho Marx –          Era un appassionato di numerologia e riteneva che il 9 avesse avuto un influsso particolare sulla sua vita –          Indossò  per la prima volta i suoi iconici occhiali tondi,...

Perché ascoltare Adele fa piangere?...

Adele  è la giovane cantautrice britannica che negli ultimi anni ha riscosso un enorme successo in tutto il mondo, grazie alla sua voce potente e ai suoi testi intimi ed emozionanti: pur avendo solo 27 anni, a partire dal suo primo disco 19 ed arrivando alla sua ultimissima creatura, cioè 25, questa magnifica artista ha ottenuto riconoscimenti importantissimi e ha visto crescere costantemente il numero dei suoi fan. Ma c’è qualcos’altro. Sì, perché ascoltare Adele fa piangere: molte delle sue canzoni, ma in particolar modo la bellissima Someone Like You, generano sempre un misto di emozioni in chi le ascolta, portando addirittura alle lacrime. Donne, uomini, più giovani, meno giovani… nessuno sfugge alle struggenti note di Adele! C’è chi si è chiesto come mai. Il Wall Street Journal ha raccolto e riassunto una serie di ricerche che sostengono che non è solo la tematica di una brano a portare al pianto. E non basta nemmeno “semplicemente” la voce. Esiste, infatti, un piccolo espediente tecnico chiamato “appoggiatura”, grazie al quale è possibile trasmettere una certa tensione, che si riflette nello stato dell’ascoltatore. Ciò si verifica quando una nota viene anteposta alla nota successiva togliendole forza e creando, quindi, una leggera dissonanza: più appoggiature consecutive generano un sistema di tensione e rilascio che, alla lunga, provoca la reazione emotiva. Molti brani di Adele – anche recenti – a quanto pare, giocano molto su questo meccanismo, unendo alcuni elementi che sono diventati il punto di forza della cantante: un inizio sommesso, un aumento improvviso di forza, un ingresso brusco di una nuova voce ed un’espansione delle frequenze. In Someone Like You, Adele canta parole particolarmente intense e, arrivata al ritornello, salta un’ottava: questo cambiamento repentino, unito agli accorgimenti tecnici e al tema universale di un amore finito,...