8 marzo: il corpo delle donne Mar07

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8 marzo: il corpo delle donne

Alla vigilia della Festa della Donna sembra giusto tornare su un argomento mai davvero superato, di cui si parla e su cui si ragiona spesso e volentieri, pur assistendo ad una generale mancanza di azione: cioè, come viene usato e percepito il corpo delle donne nella televisione, in pubblicità, nella vita di tutti i giorni, anche nel 2016.

Nel 2009, la scrittrice Lorella Zanardo ha realizzato, con Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi, un bel documentario, intitolato proprio così, “Il corpo delle donne”: nei poco più di 20 minuti di video, la Zanardo ragiona sull’utilizzo del corpo femminile e delle disparità che ancora oggi esistono fra uomini e donne.
Prendendo ad esempio il sempre maggior numero di conduttrici iper rifatte e la presenza di ospiti e vallette relegate a ruolo decorativo, nel corso del documentario, viene indagata la cultura prevalente, una cultura che obbliga le donne a modificare il proprio viso, rinunciando alla propria unicità a favore di un canone estetico preciso, che costringe ogni ragazza a guardare le altre con occhi maschili, attaccando spietatamente ipotetici difetti.

In riferimento al corpo delle donne, Anna Magnani è famosa anche per aver detto al suo truccatore: "Lasciami tutte le rughe , non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire"

In riferimento al corpo delle donne, Anna Magnani è famosa anche per aver detto al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe , non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”

Ciò non significa, però, non avere competenze o professionalità: in tv, nelle pubblicità e, quindi, nella vita di tutti i giorni, si assiste ad un vero e proprio “appiattimento”, tale per cui anche conoscenze ed abilità vengono coperte dall’estetica, mai messa in secondo piano.
Rispondere ai canoni maschili e mostrare personalità significa avere potere, anche a costo di rinunciare alla vulnerabilità e a ciò che rende ogni individuo uguale solo a se stesso.

Ma è davvero così? Siamo davvero arrivati al punto di dover rinunciare a ciò che amiamo, a ciò che ci rende felici ed unici per un po’ di influenza, di potere?
Possibile che questa condotta rimanga immutata anche nel 2016?
E come è possibile cambiare questo atteggiamento ormai generalmente accettato?
La Zanardo suggerisce non tanto di spegnere la tv, ma piuttosto di guardarla, di capirla e, quindi, di cambiarla, ponendo fine all’umiliazione continua: è finalmente arrivata l’ora di difendere il corpo delle donne?