Andrea Pazienza: genio e talento a 31 anni dalla scomparsa Mag24

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Andrea Pazienza: genio e talento a 31 anni dalla scomparsa

Andrea Pazienza, detto anche Paz, è stato un fumettista, pittore e vignettista (ma anche scenografo, insegnante, illustratore, disegnatore) di talento unico, un genio, di quelli capaci di rimanere rilevanti, moderni, taglienti ed attuali anche a trent’anni dalla morte. Anzi, 31 quest’anno.

Andrea Pazienza

Andrea Pazienza, Paz

Paz nasce il 23 maggio del 1956 in provincia di Ascoli Piceno, ma vive fino all’adolescenza con la sua famiglia a San Severo: dai 12 anni in poi fa avanti e indietro per motivi di studio, prima al liceo artistico di Pescara, poi al DAMS di Bologna. Qui incontra tantissimi artisti, fra cui Palandri, Tondelli, Freak Antoni.

Fin da giovanissimo, si dedica al disegno, realizzando i suoi primi fumetti e dipinti: le prime mostre risalgono al ’73, grazie alla collaborazione con il Laboratorio Comune d’Arte “Convergenze”.
A due esami dalla laurea, Andrea molla l’università e si dedica alla sua passione, fortemente impressionati dagli anni della contestazione: le manifestazioni e il clima di quel momento storico diventano, per esempio, sfondo de “Le straordinarie avventure di Pentothal” (1977).

Andrea Pazienza
Le collaborazioni degli anni ’70 e ’80 comprendono la rivista “Cannibale”, la rivista satirica Il Male, la fondazione di Frigidaire (su cui debutta il personaggio di Zanardi), Linus, Avaj, Tango, Zut.
Paz realizza storie in bianco e nero, storie a colori, poster, copertine di dischi (come Robinson di Vecchioni), manifesti cinematografici (Città delle Donne di Fellini), videoclip musicali, scenografie teatrali, calendari e pubblicità.
Aiuta persino Roberto Benigni con la sceneggiatura de Il Piccolo Diavolo, che uscirà poi postumo.
Fra l’82 e l’83 espone anche alcuni dei suoi quadri, prima a Bologna, poi a Roma e a Genova.

Nel frattempo, però, si avvicina anche alla droga, con tantissimi alti e bassi: inizia a essere chiamato “Il tossico” e lui, a conoscenza del nomignolo, ci scherza volentieri su, perfettamente consapevole della sua situazione.
Si disintossica e nell’84, ripulito, si trasferisce a Montepulciano, dove due anni dopo sposa Marina Comandini.

Il 16 giugno del 1988, all’improvviso, muore.

Andrea Pazienza

C’è chi ipotizza una overdose, chi un malore: la famiglia non rivelerà mai le cause del decesso.
La sua scomparsa improvvisa scuote il paese: viene a mancare una delle più crude, dirette, oneste e divertenti voci del panorama culturale di quegli anni.
Un artista giovane, un talento irripetibile, capace di rappresentare la realtà con un’ironia particolare, impossibile da imitare.

Alla sua memoria vengono intitolate piazze, vie, edifici pubblici e tanti amici gli dedicano opere e citazioni: Benigni lo fa col Piccolo Diavolo, imitato – fra gli altri – da Enrico Brizzi, Moccia, Pelù, Benni, Virzì.
Pazienza compare perfino in un albo di Dylan Dog, “Il numero duecento”: qui c’è una trasposizione del suo personaggio Zanardi e, a pagina 68, compare proprio Paz.

Andrea Pazienza
A quasi 31 anni dalla morte, Andrea Pazienza, Paz, lascia ancora un vuoto incolmabile e un costante punto di riferimento per i giovani di ogni età.