Anna Anderson: la donna che voleva essere la Granduchessa Anastasia Mag26

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Anna Anderson: la donna che voleva essere la Granduchessa Anastasia

La fine dei Romanov è stata raccontata, con diverse versioni, fin dal 1918: le testimonianze dei soldati coinvolti dicono che, nella notte fra il 16 e il 17 luglio di quell’anno, ben sette membri della famiglia imperiale – e almeno quattro persone di servizio – vennero assassinati a colpi di pistola, baionetta e calcio di fucile; la propaganda alimentò, invece, per anni la storia secondo la quale l’unico ad essere stato assassinato sarebbe stato lo Zar Nicola II, mentre moglie e figli sarebbero stati risparmiati.
Il ritrovamento di alcuni corpi fra gli inizi degli anni ’90 e il 2007, ha confermato alla fine la storia dei militari: lo Zar Nicola II, la Zarina Aleksandra e i figli Aleksej, Ol’ga, Marija, Tat’jana e Anastasija sono stati uccisi, con determinazione e ferocia (l’episodio dei gioielli cuciti nei vestiti che deviano le pallottole e costringono gli assassini ad usare armi bianche è, ormai, notissimo).
Sette dei venti membri della casata imperiale a venire eliminati nel giro di due anni: complessivamente, 1/3 dei membri adulti della dinastia.

anna_anderson_romanov

Due anni dopo, però, succede qualcosa: a Berlino, una donna polacca viene ritrovata in un fiume dopo un tentativo di suicidio. Confusa, non parla, non rivela il suo nome e viene internata in un ospedale psichiatrico, dove rimane lungo tempo in totale silenzio.

Un giorno, su un giornale, vede una foto della famiglia imperiale e, cogliendo tutti alla sprovvista, afferma di essere la granduchessa Anastasia: la voce si diffonde alla velocità della luce… in fondo, tantissimi credevano che i figli dello Zar fossero ancora vivi!
La dichiarazione arriva anche alle orecchie della Baronessa Buxhoevden, che – incuriosita – decide di andare a trovare la giovane: senza esitazione, la dama nega che la donna sia Tatiana.
Ma la ragazza, troppo bassa, non aveva detto di essere la Tatiana: si era identificata come Anastasia.

Il caso comincia a circolare e sempre più persone credono alla versione della donna polacca: le somiglianze fisiche ci sono e sembra anche avere conoscenze relative alla vita di corte!
Le battaglie legali continuano per anni, portando la giovane a cambiare più volte nome – optando infine per Anna Anderson – e a trasferirsi negli Stati Uniti, da dove continuerà a confermare con sicurezza la sua verità.

Anna Anderson (a sinistra) e Anastasia

Anna Anderson (a sinistra) e Anastasia

In molti le credono: alcuni membri della famiglia imperiale pagano le sue cure, parenti lontani le scrivono, in tanti vanno a farle visita, rimanendo sorpresi dalle sue conoscenze. Un cugino afferma addirittura di averle fatto domande a cui solo la vera Anastasia avrebbe saputo rispondere, ottenendo una serie di informazioni esatte.
Altri, però, non si fidano: la donna non ha le conoscenze linguistica di Anastasia (anche se molti giustificano le differenze con il trauma subuito) e investigatori privati cominciano a ipotizzare che si tratti, invece, di una certa Franziska Schanzkowki, una malata mentale polacca scomparsa da un istituto tedesco proprio nel 1920. Vengono chiamati in causa anche i fratelli, che la riconoscono: Anna, però, è irremovibile.
Lei è Anastasia, figlia di Nicola II, e questa convinzione la accompagnerà fino alla morte, nel 1984.

Pochi anni dopo, però, vengono ritrovati alcuni corpi: lo Zar, la Zarina, tre dei loro figli e quattro persone di servizio. All’appello mancano due corpi e la storia di Anna sembra reggere.
Nel 2007, però, vengono trovati i resti di altre due persone, probabilmente Maria e Aleksej: fatte le dovute ricerche, pare evidente che Anastasia debba essere stata ritrovata fra i primi, già negli anni ’90.

Gli esami del DNA confermano la teoria e, soprattutto, rivelano l’identità di Anna Anderson: la giovane polacca era proprio Franziska, scappata dall’ospedale e sparita nel nulla, per poi ricomparire con le sue storie sulla corte dello Zar.
Un epilogo triste, questo è certo: forse, avremmo preferito continuare a pensare che almeno una delle figlie dello Zar si fosse salvata da quell’orribile notte!