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BUCKFAST TONIC WINE: LE PREOCCUPAZIONI DELLA SCOZIA

Il Buckfast Tonic Wine è un liquore prodotto fin dal 1880 in un’abbazia cattolica inglese di benedettini: realizzato a partire dalla mistella, cioè un mix fra mosto d’uva ed alcol etilico o acquavite, negli anni ha subito pochissime modifiche, attestandosi ad un 15% di gradazione e sfruttando un gusto molto simile a quello del vino dell’eucarestia (a detta di chi lo beve).
A caratterizzare questa particolare bevanda è, però, soprattutto la presenza massiccia di caffeina: secondo uno studio del New York Times, un litro di Buckfast ne conterrebbe circa 300 milligrammi, cioè l’equivalente di quattro tazzine di espresso.

Ma come mai è diventato tanto popolare?
Una serie di studi condotti a cavallo del 2010 (a cui ha partecipato anche la BBC) avrebbero rivelato che, fra i rapporti di polizia dello Strathclyde, una regione della Scozia, ben 5.638 coinvolgerebbero in qualche modo il Buckfast Tonic Wine. Addirittura, per 114 casi, la bottiglia di liquore sarebbe stata utilizzata come arma contundente.
Il New York Times ha, poi, rivelato che, secondo una ricerca svolta in un istituto minorile, il 43,3% delle persone intervistate avrebbe affermato di aver bevuto questa specifica bevanda prima di commettere il proprio crimine.
Questi numeri davvero impressionanti hanno spinto diversi politici scozzesi a chiedersi se non sarebbe molto meglio porre delle limitazioni al consumo del Buckfast, apprezzato soprattutto fra i tifosi di calcio: questo liquore non è, infatti, particolarmente diffuso in Inghilterra, ma ha trovato la sua fortuna negli anni ’70 fra i sostenitori del Celtic Glasgow, diventando rapidamente famoso fra i Neds, cioè gli Hooligan scozzesi.

buckfast_tonic_wine_bottiglie

Il problema del consumo di Buckfast sta nelle conseguenze che avrebbe sul comportamento dei bevitori appassionati: la classica sbronza, fatta di confusione e generale debolezza, viene preceduta da una fase di euforia, dovuta alla presenza di caffeina. In questo frangente, l’ubriaco di turno, diventato iperattivo, mette in opera una condotta aggressiva e sconsiderata, potenzialmente pericolosa per sé e per gli altri.
Ciò ha convinto il medico e deputato scozzese Richard Simpson a fare una proposta di legge che porterebbe all’entrata in vigore di un limite massimo di caffeina per le bevande alcoliche (150 milligrammi), e ha spinto il primo ministro Jack McConnell ad affermare nel 2006 che il consumo di Buckfast poteva essere considerato causa di attività antisociali.

Un duro colpo per i produttori della bevanda, che non si sono comunque dati per vinti: Stewart Wilson, responsabile delle vendite, ha giustamente fatto notare che, come per qualsiasi altro alcolico, le conseguenze negative dipendono solo dall’abuso delle persone e non dal prodotto stesso.
Ogni liquore può diventare pericoloso, se consumato senza misura.
Ma sarà proprio così? I produttori del Buckfast riusciranno a smontare la connessione fra bevanda ed aggressività?
E, soprattutto, i politici scozzesi prenderanno una decisione definitiva a riguardo?