Elisa Lam: fra realtà e congetture Giu22

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Elisa Lam: fra realtà e congetture

Quella di Elisa Lam è una delle storie di True Crime più famose degli ultimi dieci anni: i dettagli della vicenda hanno ispirato tantissimi appassionati dell’argomento, portando alla pubblicazione di tanti video, articoli e riassunti. Tutti ricchi di congetture.
Partiamo dai fatti, resi in modo il più possibile oggettivo.

Elisa Lam era una studentessa originaria di Vancouver, iscritta all’Università della British Columbia.
Appassionata di moda, era solita condividere i suoi pensieri e le sue esperienze su varie piattaforme social – compreso, per esempio, Instagram – e su un blog personale, chiamato Ether Fields.
Qui, fra i post resi pubblici fino al 2012, era possibile seguirla nel suo percorso difficoltoso e pieno di dubbi, reso ancora più complesso dall’insorgere di un disturbo bipolare e da una forma di depressione: nei suoi racconti della vita universitaria si percepisce la difficoltà della ragazza a mantenere la concentrazione, a gestire il carico di studio e a vivere con serenità le aspettative e il confronto con i suoi coetanei. Elisa si sentiva “in ritardo”, affrontava disturbi anche fisici e si colpevolizzava per non essere riuscita a seguire la tabella di marcia, dopo aver abbandonato due dei suoi tre corsi di studio.

All’inizio del 2013, anche per trovare nuove energie per affrontare questa situazione, Elisa decise di partire e viaggiare da sola per qualche giorno, andando prima a San Diego e poi a Los Angeles: proprio qui – il 26 gennaio – fece check in al Cecil Hotel sulla Skid Row, finendo prima in una stanza condivisa, poi – dopo qualche lamentela per il suo comportamento – in una camera singola.
Il 31 gennaio – giorno previsto per il check out – i genitori non ricevettero alcuna telefonata da parte sua (la ragazza era solita chiamare anche più volte per indicare spostamenti e progetti per la giornata): la polizia, contattata immediatamente, si mise alla sua ricerca, ma la ragazza sembrava sparita letteralmente nel nulla. In quei giorni di ricerche e indagini, finì nei telegiornali del paese un filmato delle telecamere interne divenuto poi famosissimo, in cui si poteva vedere Elisa salire e scendere da un ascensore della struttura, schiacciare tutti i pulsanti, guardarsi intorno con ansia, muovere freneticamente le mani, comportarsi in modo incoerente, nascondersi dentro alla cabina e poi uscire definitivamente e allontanarsi.

Dopo diverse settimane senza alcun risultato, i residenti al Cecil Hotel notarono qualcosa di strano nell’acqua: la manutenzione aprì le cisterne per un controllo e lì trovò un corpo, quello di Elisa Lam.

Da questo punto in avanti, le congetture si sono moltiplicate.
Guardando il video, in molti hanno ipotizzato che la ragazza stesse scappando da qualcuno, o magari da qualcosa. Il Cecil Hotel ha, infatti, una fama piuttosto dark, dovuta non solo a storie di fantasmi (piuttosto comuni per quasi qualsiasi hotel), ma anche per alcuni fatti di cronaca innegabilmente inquietanti: qui soggiornarono, infatti, due serial killer – Ramirez e Unterweger – qui avvennero diversi omicidi e, fra gli anni ’50 e ’60, la struttura divenne uno dei luoghi di riferimento per gli aspiranti suicidi. Abbastanza da far pensare che la studentessa avesse trovato la sua tragica fine per colpa… di qualcosa di misterioso nascosto nell’hotel.

In realtà, esami clinici fatti sul corpo della ragazza avrebbero dimostrato che la Lam – che da tempo prendeva diversi medicinali, fra cui anche antidepressivi – prima della morte non aveva assunto i suoi farmaci nel modo corretto. Il comportamento così particolare della studentessa potrebbe quindi far pensare a un grave episodio legato proprio alla sua condizione: l’ansia, l’incoerenza, la paranoia ben visibili nel video reso pubblico dalle autorità sarebbero spiegabili proprio con uno scorretto utilizzo delle sue prescrizioni.

La famiglia, che da subito non aveva voluto sentir parlare di ipotesi macabre e poco realistiche, fece causa all’hotel per le mancate norme di sicurezza, ma il Cecil Hotel (che da allora ha cambiato nome) non venne condannato: il caso venne, quindi, chiuso lasciando solo il dubbio fra incidente e suicidio.

Da allora, l’interesse per le vicende non è mai calato e, nonostante gli sforzi per razionalizzare la vicenda, ancora in molti rimangono impressionati dal video che riprende gli ultimi istanti di vita di Elisa Lam: la realtà è, così, affiancata da congetture che forse non smetteranno mai di circolare.