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George Best e il resto d’Europa: gli incroci fino al pallone d’oro

Uno accosta le parole “Anni ’60” e “calcio” e subito, nell’immaginario dell’interlocutore, si materializza la chioma corvina di George Best, il primo vero idolo calcistico a tutto tondo. Seguono a ruota le imprese (calcistiche e non) di “Bestie”, dalla Coppa Campioni con lo United allo stuolo di conquiste femminili dovuta alla fama di tombeur de femmes. Quel che non tutti sanno è che, oltre la cortina di ferro, esisteva un uomo simile per talento, estro e carattere, ma non altrettanto fortunato dal punto di vista del contesto geopolitico. Questa è la storia di Eduard Streltsov. Classe 1937, crebbe nella Torpedo Mosca e sin dal debutto si segnalò fra le novità più interessanti del panorama mondiale. La sua fama crebbe di pari passo con le prestazioni della squadra moscovita e con il senno di poi verrebbe facile pensare ad un intromissione politica, considerando il contesto: può un regime totalitario come quello sovietico lasciarsi sfuggire l’occasione di cooptare una figura del genere? Sì, perchè Streltsov non è esattamente il modello di cittadino che piace a Krusciov, fra alccol, feste e belle donne. Proprio una festa gli risulterà fatale, alla vigilia del Mondiale in Svezia. Il 25 maggio del 1958 lascia il ritiro per recarsi ad un party frequentato anche da membri del partito e   il giorno dopo lo accusano per stupro.

Interrogato dal KGB lo interrogano nel carcere della Butirka, gli fanno credere che se confessa andrà alla Coppa del Mondo in Svezia. Ovviamente, la promessa non fu mantenuta e il giocatore si trovò internato in un gulag, dal quale uscì solo nel 1965. Altrettanto ovviamente, alla rassegna svedese l’URSS uscì di scena ai quarti, trascinata da solo Jascin. In merito a quel che successe quella notte di primavera però, le versioni sono molteplici. La più accreditata racconta di un insulto indiretto pronunciato dal giocatore verso la figlia di un funzionario del Politburo. (“Non sposerei mai quella scimmia”).

C’è poi chi indica la causa nel rifiuto di trasferirsi alla Dinamo o al CSKA. Sta di fatto che, al rientro in campo a 28 anni, si reintegra al meglio al punto da vincere addirittura il campionato, sempre con la sua Torpedo. Agli appassionati di calcio non può non restare un pizzico di rammarico per non aver visto il suo reale potenziale: nel ’58 era fra le vedette della kermesse iridata, c’è chi lo paragonava all’altro astro nascente Pelè, allora diciassettenne.

Ad ogni modo, pur provato nel fisico dalle dure condizioni della prigionia, la classe restò intatta e sino al suo ritiro nel 1970 riuscì a gonfiare la rete con una certa regolarità, tanto da essere eletto miglior calciatore sovietico nel 1967 e 1968. Proprio mentre, dall’altra parte d’Europa, un ventenne nord – irlandese con i capelli lunghi vinceva il Pallone d’Oro.