LA GUERRA AL SISTEMA FREEMIUM: LA FINE DELLO STREAMING MUSICALE GRATIS? Mar30

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LA GUERRA AL SISTEMA FREEMIUM: LA FINE DELLO STREAMING MUSICALE GRATIS?

Le grandi Major dell’industria musicale hanno parlato chiaro: lo streaming gratuito (o il così detto sistema Freemium) danneggia il settore.
Lucian Grainge, AD della Universal Music, ha, infatti, dichiarato recentemente che la possibilità di ascoltare file audio a costo zero, con l’aiuto solo di sponsor e pubblicità, alla lunga sarebbe destinata a diventare insostenibile, mentre Doug Morris, CEO della Sony Music, ha rincarato la dose, affermando di ritenere la disponibilità gratuita di canzoni e album il “declino” dell’industria musicale.
Meno disfattista Steve Cooper, CEO della Warner Music, che ha, invece, confermato il suo apprezzamento per lo streaming stile Spotify, richiedendo, però, una maggiore differenziazione fra chi accede al servizio gratuitamente e chi, invece, apre un account premium a pagamento.
Ed è proprio qui il problema: secondo gli addetti ai lavori, programmi e piattaforme come Spotify non metterebbero sufficiente distanza fra utenti, permettendo praticamente a tutti di accedere alle stesse modalità di fruizione musicale.

freemium_spotify

Spotify: esempio di sistema Freemium

L’offerta andrebbe modificata e limitata, per invogliare sempre più persone a passare ad un abbonamento premium.
Ad essere d’accordo con le Major sono anche diversi artisti, fra cui Thom Yorke (Radiohead), Taylor Swift, Bjork e Bob Dylan, coinvolti nella presa di posizione di tanti musicisti e cantanti, che vorrebbero poter scegliere a chi rilasciare le proprie opere, controllandone la diffusione.
Il modello Freemium è, quindi, sotto attacco e, a quanto pare, lo scontro non è solo verbale: il Financial Times ha, infatti, rivelato che la Universal Music avrebbe già fatto pressioni per arginare il sistema, introducendo nuovamente alcune limitazioni, come un numero massimo di ore in cui è possibile ascoltare musica gratis.
Anche alcuni concorrenti ci hanno messo lo zampino: la Apple ha preparato una nuova piattaforma, in cui l’account gratuito non è previsto, come non sono previsti sconti o promozioni. Gli utenti dovranno pagare 9.99 dollari al mese.
Naturalmente, Spotify non si è tirata indietro, spiegando punto per punto perché, invece, il sistema funziona: i suoi utenti sono circa 80 milioni, di cui 15 premium. Gli incassi derivanti solo da questi 15 milioni giustificherebbero la versione free, da cui praticamente tutti passano prima di decidere di aprire un account a pagamento: eliminare l’area gratuita significherebbe mettere un bastone fra le ruote dello sviluppo di questa parte della piattaforma, spingendo gli utenti a tornare, piuttosto, alla condivisione illegale ed alla pirateria.
Spotify ha, infatti, avuto il merito di arginare il problema di copie fatte circolare senza alcun tipo di controllo ed autorizzazione, calamitando l’interesse su un sistema nuovo, capace, con una comunicazione molto intelligente ed efficace, di convincere tanti utenti in tutto il mondo a pagare per i propri ascolti.
Siamo, quindi, proprio sicuri che l’eventuale morte del Freemium porterebbe maggiori incassi? O non si rischierebbe un ritorno a perdite consistenti, come nell’epoca Napster?