La leggenda urbana legata a Giovanni Bragolin Ago19

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La leggenda urbana legata a Giovanni Bragolin

Giovanni Bragolin, pseudonimo di Bruno Amadio, è stato un pittore veneziano attivo nel corso del Novecento: nato nel 1911 e morto nel 1981, divenne piuttosto popolare grazie ai soggetti dei suoi quadri e – poi – grazie alla leggenda urbana che cominciò a essere loro legata a partire dalla metà degli anni ’80 (Bragolin non ebbe, quindi, mai modo di difendersi dalle varie accuse lanciate in quel periodo).
Della sua vita si sa davvero poco: è certo fosse un docente dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, è certo che il successo non arrivò immediatamente, è certo che la sua serie di 27 quadri raffiguranti bimbi piangenti sia la sua produzione più apprezzata e diffusa, è certo che viaggiò molto, che visse in Spagna e che morì per una brutta malattia all’esofago. Per il resto, dal periodo della guerra all’attività post bellica, passando per i suoi impegni professionali, non si hanno ulteriori informazioni.

Uno degli elementi più interessanti legati a questo artista è – purtroppo – la serie di misteri, dicerie e leggende che iniziarono a circolare dopo la sua morte, in particolare nel Regno Unito.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

I bimbi piangenti di Giovanni Bragolin

Come abbiamo anticipato, le opere di maggiore successo di questo pittore raffigurano alcuni bambini piangenti: i soggetti sono tristi, desolati, caratterizzati da grandi lacrime sul viso e da una espressione con cui è impossibile non empatizzare. Sembrano soli, abbandonati, sofferenti: i quadri sono sicuramente belli dal punto di vista tecnico, ma sono anche molto forti e generano sensazioni contrastanti in chi li guarda.
Secondo chi ha vissuto vicino a Bragolin, l’artista non amava particolarmente questo filone: l’ambientazione e i soggetti – però – vendevano bene e l’uomo continuò a realizzare nuovi pezzi per rivenderli in tutto il mondo, prendendo ispirazioni da foto che trovava all’interno di alcune riviste.

Fin qui tutto bene, i dipinti possono piacere o non piacere, ma almeno fino all’inizio degli anni ’80 non risulta alcuna lamentela o segnalazione riguardo a questi quadri.

Poi, a metà degli anni ’80 le cose iniziarono a cambiare: il 3 settembre del 1985, infatti, una casa a Rotherdam venne distrutta da un incendio, ma fra le macerie venne recuperata, intatta, proprio una di queste opere di Giovanni Bragolin. Da quel momento gli “avvistamenti” cominciarono a moltiplicarsi e tanti testimoni raccontarono che i bimbi di Bragolin sembravano sempre misteriosamente sopravvivere a fiamme devastanti.

Le dicerie non tardarono troppo: alcuni dissero che la colpa di questa maledizione poteva essere imputata allo stesso artista, che avrebbe fatto un patto col diavolo per raggiungere la popolarità; altri sostennero che la forza oscura che albergava nei quadri era dovuta ai soggetti selezionati dal pittore, cioè orfani di guerra scelti come modelli; altri ancora, con un pizzico di morbosità, suggerirono che forse la capacità distruttiva delle tele era dovuta ai maltrattamenti che Bragolin riservava a bambini di un orfanotrofio, fonte preferenziale di ispirazione.
Le testimonianze iniziarono presto a moltiplicarsi: i più fantasiosi sostennero che le cornici riuscissero a rimanere attaccate al muro senza bisogno di chiodi… potere della maledizione!

Ad alimentare il tutto fu sorprendentemente il The Sun, che il 4 settembre pubblicò il pezzo “Blazing Curse of the Crying Boy!”, dando il via a una caccia alle streghe che consentì di raccogliere fino a 2500 riproduzioni, poi bruciate sulla pubblica piazza.

Dopo questo rogo ben documentato e pubblicizzato, la storia si sgonfiò sparendo dai giornali: la leggenda , però, torna periodicamente di moda, spingendo gli appassionati di mistero a ricercare tutte le possibili spiegazioni.

Voi che ne pensate?
Patto col diavolo o semplice casualità?