Lo strano caso del nuovo Mulan Set07

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Lo strano caso del nuovo Mulan

Per i bimbi e gli adolescenti degli anni ’90, Mulan è uno dei grandi classici Disney, ricordato non solo per l’epicità della trama, ma anche per i tanti spunti comici e i personaggi iconici facilissimi da quotare anche a distanza di quasi 22 anni. Non so voi, ma a me capita ancora di recitare drammaticamente un bel “disonore su di te, disonore sulla tua mucca” quando qualcuno mi fa un piccolo torto (dall’amico che tira un pacco, all’automobilista che decide di cambiare corsia senza mettere la freccia). Senza parlare, poi, delle canzoni, che sono forse fra le migliori di tutta la produzione.

Ecco, il nuovo Mulan non ha quasi nulla di tutto ciò.
Chi lo ha visto – e per vicissitudini che vedremo a breve non è che il pubblico sia così vasto – si è trovato davanti un live-action un po’ stanco, senza musica, con poca epicità e – soprattutto – senza Mushu, il draghetto amico della protagonista che ai bei tempi era doppiato da un insospettabile Enrico Papi (per altro, bravo bravissimo nel ruolo).
Il film del 2020 sembra un po’ un visto e rivisto, che ha il grande merito di non eccedere con la CGI (e di fare un ottimo lavoro di grafica sui titoli di coda), ma che allo stesso tempo non aggiunge nulla alla versione cartoon: la trama è più o meno sempre la stessa – con molto più che un accenno alla politica di genere e diversi simbolismi chiarissimi legati alla figura femminile – ma manca un po’ di gioia, un po’ della classica magia Disney.
È un film Marvel, questo sì, ma di fatato e irresistibile ha poco.
Già questo basterebbe a mettere in guardia chi ha aspettato mesi e mesi per poterlo vedere.

Ma ora passiamo al discorso più… materiale. Per dirla chiaramente, ai soldi.

Sì, perché il nuovo Mulan non è uscito al cinema, ma ha evitato le sale ancora in forse per il Covid (scampando a un azzardo forse troppo grande per l’azienda) ed è finito direttamente in streaming su Disney+. Ma non ci è finito gratis.
Chi desidera vedere il live-action deve pagare un “accesso vip” che in Italia costa ben 21,99 euro: non poco, soprattutto se si considera che Disney+ propone già un abbonamento e che il catalogo è stato già più volte criticato per un’assenza di aggiornamenti e nuove proposte periodiche significative.

Qual è il rischio?
Il rischio è che Mulan – bellissimo visivamente, ma un po’ in stallo fra passato e presente, epico ma non abbastanza epico – non ripaghi quanto previsto e che, anzi, provochi diverse disdette di utenti un po’ delusi. La classica goccia che fa traboccare il vaso.

Disney si trova davvero a un bivio e dovrà affidarsi alla Pixar e alle serie per uscire da questo momento difficile: ce la farà?