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Niccolò Paganini: una rockstar di altri tempi

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La figura di Niccolò Paganini è una delle più particolari legate al mondo della musica: riconosciuto come il più grande violinista dell’Ottocento, venne circondato fin da subito da un vero e proprio alone di mistero che, a quanto pare, l’artista amava alimentare.
Non molto alto, magrissimo, vestito sempre di nero, col volto scavato e gli occhi infossati, Paganini destava interesse e si prestava particolarmente alla creazione di vere e proprie leggende urbane: si diceva, infatti, che la sua abilità gli fosse stata donata direttamente dal Diavolo, mentre si trovava in prigione per aver adescato una giovane ragazza (o per aver ucciso un rivale in amore? Le storie divergono su questo punto), che avesse utilizzato parti del corpo di una sua amante per produrre le corde del suo violino, che venisse aiutato da Lucifero in persona durante i concerti (qualcuno disse addirittura di aver intravisto una figura sul palco).
La sua abilità, il suo incredibile virtuosismo, la capacità di creare pezzi impossibili per altri violinisti contribuirono a rafforzare l’immagine di Paganini che, in pieno Romanticismo, divenne una vera e propria star: pezzi quasi interamente improvvisati e velocissimi, corde sapientemente incise che saltavano progressivamente durante i concerti per mostrare la bravura del violinista, salti di diverse ottave, passi lunghissimi con accordi sulle 4 corde, combinazioni impressionanti di note sull’arco e note pizzicate, persino il presentarsi a teatro all’interno di una carrozza nera trainata da cavalli neri…
Una delle storie più raccontate vuole che uno spettatore cieco seduto in platea durante uno dei concerti di Paganini avesse chiesto ai vicini quanti musicisti ci fossero sul palco: “Uno solo”, “Allora è il Diavolo”.

La figura di Niccolò Paganini divenne, quindi, centro di un vero e proprio culto, che continuò nonostante i problemi di salute, fra cui la sifilide, e le inquietanti trasformazioni fisiche, compresa una progressiva necrosi della mascella, che cercava di nascondere con un ampio fazzoletto sul volto: il violinista era sempre circondato da donne e veniva utilizzato come “testimonial” di nuovi prodotti  (ad esempio, le “caramelle Paganini”).
Morì, infine, nel 1840: inizialmente, il vescovo gli rifiutò la sepoltura in terra consacrata e il corpo del musicista, opportunamente imbalsamato, venne tenuto nella cantina della sua casa. Qualche anno dopo, venne finalmente tumulato: oggi si trova nel cimitero della Villetta di Parma.

Piccola curiosità finale: come mai si dice “Paganini non ripete”?
La frase risalirebbe ad un concerto particolarmente importante, a cui presenziò persino Carlo Felice.
Pare che proprio Carlo Felice, entusiasta, avesse richiesto un bis al termine dell’esibizione: Paganini, però, era solito improvvisare i suoi pezzi e rispose al futuro Re con queste ormai famosissime parole.
Inutile dire che il gesto ebbe conseguenze: il suo terzo concerto a Torino venne cancellato e Paganini, in risposta, cancellò anche gli eventi previsti a Vercelli ed Alessandria.