Peter Bergmann: il mistero dell’uomo senza identità Set04

Tags

Related Posts

Share This

Peter Bergmann: il mistero dell’uomo senza identità

Nel 2009, la cittadina di Sligo – centro costiero poco distante dal confine con l’Irlanda del Nord – venne sconvolta da un caso tragico e misterioso: la morte di Peter Bergmann. 

L’uomo – un signore all’apparenza anziano, con i capelli grigi e, secondo i testimoni, l’aspetto emaciato – venne ritrovato privo di vita sulla spiaggia di Rosses Point la mattina del 15 giugno.
Ma quella che, raccontata così, potrebbe sembrare la fine tragica di una storia è diventata – invece – il suo oscuro inizio.
Perché Peter Bergmann non esiste e ancora oggi, a 11 anni dalla morte, nessuno sa di chi sia il corpo restituito dal mare quella mattina di fine primavera.  

Torniamo indietro e raccontiamo quei pochi fatti di cui vi è certezza.

Peter Bergman sarebbe partito da Derry – in Irlanda del Nord – tre giorni prima della sua morte, arrivando a Sligo in bus subito prima del fine settimana. Giunto in stazione alle 18:28, ancora in pieno giorno, avrebbe preso un taxi per il centro con l’intenzione di cercare una camera in un hotel. 

Questo dettaglio non è sfuggito agli appassionati di crime: stazione e centro sono vicinissimi, si tratta di una passeggiata di circa 10 minuti. Bergmann non conosceva la città, altrimenti avrebbe saputo che non era necessario pagare un passaggio in auto.

Il primo hotel era pieno (si trattava comunque dell’inizio della stagione estiva), ma al secondo – lo Sligo City Hotel su Quay Street – ebbe più fortuna: Bergmann, vestito di scuro e con due buste di plastica al braccio, pagò in anticipo tre notti.
I giorni successivi, il misterioso turista avrebbe svolto solo poche attività, molto precise e mirate: sarebbe andato alla posta per acquistare 8 francobolli, avrebbe inviato corrispondenza mai rintracciata e avrebbe svuotato una delle buste, avendo cura di scegliere più cestini fra quelli non ripresi da telecamere.
In tutto ciò, non avrebbe mai fatto amicizia con nessuno, restando sulle sue.

Domenica pomeriggio chiese a un tassista di portarlo a una spiaggia tranquilla per nuotare un po’, ma – giunto a Rosses Point (famosa anche per i panorami mozzafiato) – avrebbe solo apprezzato il posto, risalendo in auto dopo pochi istanti e tornando in città.

Il giorno dopo – lunedì 15 giugno – Peter Bergmann fece check out, restituì la chiave della camera e si recò alla stazione dei bus, fermandosi solo una volta, quasi a ripensarci. Giunto a destinazione, avrebbe tirato fuori dalle tasche alcuni foglietti, li avrebbe letti e li avrebbe fatti a pezzi, gettandoli nella spazzatura.
Salì sul bus per Rosses Point e partì alle 14 circa.

Sono 16 i testimoni che ricordano di averlo visto in spiaggia, vestito formalmente e pronto a salutare in modo cordiale tutti i passanti. Un’immagine diversa dallo schivo signore che poche ore prima aveva fatto check in a Sligo.

Alle 6 del mattino del giorno dopo, due joggers trovarono il corpo di un anziano signore coi capelli grigi, nudo, respinto a riva dal mare. Accanto a lui vestiti sparsi, ma nessun portafoglio, nessun documento, nemmeno banconote o monete.
Si trattava di Peter Bergmann.

Le indagini iniziarono subito: l’autopsia rivelò, per esempio, che l’uomo era morto per affogamento e non mostrava segni di lotta. Un po’ come se avesse semplicemente accettato il suo destino.
In compenso, il corpo conservava segni di una grandissima sofferenza: un cancro esteso alla prostata, tumori ossei, un rene mancante, cicatrici di un attacco di cuore.
Quell’uomo soffriva immensamente, ma nel sangue nessuna traccia di una terapia in corso.

Alla polizia non andò troppo bene: l’indirizzo segnato in hotel – un indirizzo di Vienna che ben si accordava con l’accento tedesco di quel signore anziano e brizzolato – non portava a nulla, il nome non permetteva di risalire a un Peter che fosse fisicamente compatibile con la vittima, la corrispondenza inviata non poteva essere ritrovata, così come il contenuto delle buste.
In più, ai vestiti erano state tolte tutte le etichette.

Non esistevano più indizi per risalire all’identità di quell’uomo.
E non ne esistono nemmeno oggi. 

Negli anni, nessuno si è fatto avanti per svelare questo mistero e le teorie sono fioccate da ogni parte: era un agente segreto, era un criminale, voleva solo incassare un’assicurazione sulla vita…

Ma poi perché proprio Sligo? L’Irlanda è piena di posti anche più belli, forse Sligo significava qualcosa?

Forse, l’unica ipotesi concreta che si può fare è che quest’uomo, così sofferente, abbia deciso di recuperare controllo su quella vita che gli stava sfuggendo, decidendo almeno in che termini morire. Dove, come e quando voleva lui.
Chissà se scopriremo mai la vera storia della vita di Peter Bergmann.