Post Mortem: cosa vuoi diventare dopo la morte? Giu01

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Post Mortem: cosa vuoi diventare dopo la morte?

“Ricordati che devi morire!”
Se fossi stata un frate di Frittole – nel ‘400, quasi milleccinque – avrei potuto intitolare questo articolo proprio così: ricordati che devi morire.
E sicuramente avrei ottenuto in risposta un “Si si, mo me lo segno!”.

Inutile negarlo, questa tematica provoca sempre un po’ di disagio.
La morte fa parte del nostro percorso, ne è la misteriosa conclusione e – proprio perché non ne conosciamo le dinamiche e non siamo sicuri di cosa ci sia dopo (lasciando i vari credi religiosi e le interpretazioni spirituali da una parte) – preferiamo sempre evitare di pensarci.

La viviamo con ansia, facciamo finta che non esista, inventiamo gesti scaramantici e rituali per cercare di non averci mai a che fare troppo da vicino.
Questo atteggiamento è assolutamente plausibile: non sono qui per dire cosa sia giusto o sbagliato o per suggerire di parlare di morte ogni giorno!
Anche perché diciamocelo: ricordarci che dovremo morire – parafrasando Non ci resta che piangere – serve sicuramente a spronarci a inseguire i nostri sogni, ma – d’altra parte – può anche gettare un po’ nello sconforto.

Eppure, forse, ogni tanto, potremmo doverci pensare.
Per esempio, hai deciso cosa vuoi diventare dopo la morte?

La domanda è da pazzi, lo so, e la risposta più immediata potrebbe essere un bel “e che mi importa, tanto non ci sono!”. Eppure, un po’ per caso, mi sono imbattuta in questi giorni in diversi tweet e articoli che parlano proprio del post mortem, in una sorta di strano allineamento di pianeti.

E ho iniziato a pensarci: io cosa vorrei essere?

Abbandonando le alternative più “classiche” (e fa un po’ ridere parlarne così, come del taglio di un abito da sera o di una acconciatura particolare), le possibilità sono davvero molte, e diverse fra loro.

Per esempio, potremmo diventare degli alberi.
L’azienda Capsula Mundi propone (ancora in fase di start up), infatti, un servizio che potremmo definire interessante, grazie al quale la morte non è fine, ma inizio: dopo la dipartita, le ceneri vengono poste in un uovo – una forma perfetta, circolare, arcaica – e vengono interrate.
Al di sopra, viene piantato un albero.
Una vita che finisce permette a un’altra vita di iniziare e l’albero piantato diventa una sorta di eredità alla famiglia e agli amici. Se vogliamo, un modo poetico di affrontare questo passaggio, una pratica che potrebbe permetterci di conservare un legame con la terra e con chi ci ha voluto bene.

Un’altra proposta green viene fatta dall’azienda Promessa, che si occupa di “ecological burial”: qualsiasi sia il metodo da te scelto per le esequie, il team si occuperà di ridurre il tuo impatto sull’ambiente, permettendoti un after life etico.

Completamente diversa è – invece – la proposta di aziende come la Algrodanza, che permettono di realizzare “Diamanti della Memoria”.
E sì, avete capito bene: le ceneri vengono lavorate – senza additivi – per creare un vero e proprio diamante, accompagnato da un certificato di autenticità.
Come mai questo gioiello? Il diamante è da sempre un simbolo di eternità e di amore, è un simbolo speciale e ogni pezzo è unico nel suo genere. Quale modo migliore per celebrare una vita?

Su questa scia c’è, infine, la proposta dell’azienda And Vinyly, che permette di essere trasformati in… dischi di vinile! Che si tratti della vostra canzone preferita o di una raccolta per i vostri cari, il gruppo promette la realizzazione di 30 dischi da distribuire ad amici e famigliari.

Partendo da queste idee, hai pensato a cosa vuoi diventare dopo la morte?
Forse so già la risposta…

“Va bene, mo me lo segno!”