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Presidenti USA: la maledizione dell’anno zero

L’elezione di Joe Biden a 46esimo Presidente degli Stati Uniti è stata accolta – pur con diverse proteste, anche molto violente, sul suolo americano – con un generale sospiro di sollievo: i più vedono in questo cambio di rotta l’inizio di un nuovo capitolo, una trasformazione necessaria dopo quattro anni quanto meno controversi.
Qualcuno, però, non ha resistito a indagare l’aspetto più misterioso della questione, tirando fuori una vecchia – vecchissima – leggenda riguardante la presunta “maledizione dell’anno zero”.
Di cosa si tratta?

La maledizione dei nativi americani

A quanto pare, all’inizio dell’Ottocento, un Capo Indiano Shawnee chiamato Tecumseh avrebbe lanciato un anatema sui presidenti americani, condannandoli alla morte prima della fine del mandato.
Dall’inizio della maledizione, però, a patire le conseguenze più violente di questa vendetta sarebbero stati solo quattro uomini, tutti casualmente eletti in un anno che terminava con lo zero: Abraham Lincoln, James Garfield, William McKinley e John F. Kennedy.

Abraham Lincoln venne eletto nel 1860 e venne ucciso a teatro il 14 aprile del 1865, al termine della Guerra di Secessione: a colpirlo fu John Wilkes Booth, un sudista che intendeva vendicare la sua terra. Le conseguenze dell’assassinio furono molto gravi: il repubblicano Lincoln aveva, infatti, scelto come vice Andrew Johnson, un democratico. Questa decisione così particolare era stata presa per promuovere un’idea di collaborazione e distensione: quando, però, Johnson si trovò ad occupare la posizione di Presidente USA, si trovò anche a dover contrastare un Congresso ostile, per lo più in mano ai Repubblicani. Il contrasto di trasformò in impeachment nel 1868.

James Garfield restò Presidente per pochissimi mesi: eletto nel 1880, iniziò il suo primo mandato nel marzo del 1881, ma venne aggredito nel luglio dello stesso anno. Colpito in stazione da un avvocato disoccupato – Charles J. Guiteau – restò in agonia per diversi mesi, sviluppando anche infezioni dovute agli interventi necessari per tentare di estrarre i proiettili: morì il 19 settembre del 1881.

William McKinley, eletto la prima volta nel 1896 e poi per il suo secondo mandato nel 1900, viene ricordato soprattutto per una politica estera aggressiva, che si allontanava nettamente dalla dottrina Monroe: nei suoi anni da presidente promosse un’economia protezionistica e un atteggiamento americano molto più interventista per quanto riguardava le dispute internazionali.
McKinley non amava i servizi di sicurezza e riteneva di essere molto popolare: nelle sue visite non sempre si faceva accompagnare da guardie del corpo. Questa decisione gli fu fatale il 6 settembre del 1901, quando l’anarchico Leon Czolgosz lo uccise a Buffalo.
A sostituirlo fu Theodore Roosevelt, che si sarebbe distinto con una delle presidenze più importanti della storia statunitense.

Sulla morte di JFK si potrebbe aprire una parentesi nella parentesi.
Kennedy, infatti, venne eletto nel 1960 e venne ucciso in diretta televisiva il 22 novembre del 1963, in uno degli attentati più shockanti del secolo scorso.
La sua morte, però, ha ulteriori strane e inquietanti coincidenze con quella di Lincoln: entrambi vennero uccisi di venerdì, entrambi vennero colpiti alla testa, entrambi vennero succeduti da un uomo di nome Johnson (il già citato Andrew Johnson nell’Ottocento, e Lyndon Johnson nel Novecento). I loro assassini condividevano l’anno di nascita – Booth era infatti nato nel 1838, Oswald nel 1938 – oltre a una strana preferenza geografica: Booth uccise il presidente a teatro e venne trovato in un magazzino, Oswald sparò al presidente da un magazzino e venne ritrovano in un teatro.
Oltre alla “maledizione dell’anno zero”, quindi, in questo caso i complotti, le teorie strampalate e le leggende si sprecano.

Insieme alle storie di questi quattro uomini si possono citare anche le storie di altri presidenti eletti in una anno che terminava con lo zero e poi morti – stavolta per cause naturali – prima della fine del loro mandato: si tratta di William H. Harrison (eletto nel 1840, morto di polmonite il 4 aprile del 1841, avrebbe combattuto più volte proprio contro Tecumseh), Warren Harding (eletto nel 1920 e morto di apoplessia il 2 agosto del 1923) e Franklin D. Roosevelt (eletto nel 1940 e morto di emorragia cerebrale il 12 aprile del 1945).

Un’eccezione? Anche Zachary Taylor morì durante il mandato, ma venne eletto nel 1849.

E Joe Biden?

Ovviamente, nessuno crede che questo anatema potrà in qualche modo colpire anche il neo eletto presidente Biden: è semplicemente una di quelle storie che, dagli anni ’30 del Novecento, tornano in superficie in occasione di avvenimenti storici chiave, alimentate in qualche modo dalla tensione del momento.

Certo, gli appassionati di mistero si divertiranno a cercare i collegamenti fra tutti i casi e a risalire a fonti storiche attendibili: in fondo, questo è il bello delle leggende urbane!