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I vip muoiono a gruppi di tre?

La risposta è no, vale la pena specificarlo da subito.
La convinzione – inspiegabilmente radicata – secondo la quale le celebrità muoiano sempre a tre a tre, pur smentita dai fatti, è diventata ancora più forte dopo questo sfortunato inizio 2016: la quantità di vip che ci hanno lasciato in così pochi giorni ha alimentato una vera e propria teoria del complotto, che, pur affascinante, sembra reggersi su pilastri estremamente fragili.

L’idea è semplice: le persone famose (per motivi e meriti vari) non se ne vanno mai via da sole, ma “si portano dietro” uno o magari due colleghi.
Qualche esempio? Nel 1997, Lady D e Madre Teresa se ne andarono a pochissimi giorni di distanza, così come Walter Matthau e Vittorio Gassman nel 2000 e Michael Jackson e Farrah Fawcett nel 2009.
Ma i gruppi di tre?
Tutto ha inizio il 3 febbraio del 1959, quando perdono la vita Buddy Holly, Ritchie Valens  e The Big Bopper: i tre si trovavano sullo stesso volo per il Minnesota, partito da Mason City, Iowa, e precipitato tragicamente a 10 Km dall’aeroporto. L’evento sconvolse così tanto l’opinione pubblica ed il mondo della musica da essere citato nella bellissima canzone “American Pie” di Don McLean, poi riproposta in una bella cover anche da Madonna.
Certo, in questo caso la questione “triade” è fuori discussione: ma i tre si trovavano nello stesso posto.
Quale regola si dovrebbe seguire per chi diparte in luoghi e giorni differenti?
Bisogna considerare il mese o l’anno? O magari la settimana? E l’età ha un peso sulla scelta?

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Nel gennaio 2016, a colpire appassionati di musica e cinema è stata la prematura scomparsa di David Bowie ed Alan Rickman: chi può essere considerato il terzo del gruppo?
Nello stesso periodo ci hanno, purtroppo, lasciato anche altri grandi nomi come Glenn Frey, Franco Citti, Silvana Pampanini e, poco prima, Lemmy Kilmister
E questo ragionamento vale per tutti gli anni.
Prendendo ad esempio il 2009, anno ricordato in particolare per la morte del mito Michael Jackson, possono essere nominati anche Billy Powell, tastierista dei Lynyrd Skynyrd, Marcella de Marchis Rossellini, costumista e moglie del regista Roberto Rossellini, Carlos Sosa, calciatore argentino detto “Lucho”, Susanna Agnelli, David Carradine, Patrick Swayze… e questo solo per citarne alcuni!
Chi stabilisce il livello di celebrità che deve avere un individuo per essere considerato parte della triade? È evidente che ogni persona è legata a determinati attori, musicisti, sportivi, scrittori, politici… come si può pensare di creare gruppi validi per tutti?

Allora perché lo facciamo?
Una risposta univoca non c’è, ma si potrebbe giustificare questa tendenza con il semplice bisogno di controllare l’incertezza del futuro: trovare degli schemi, convincersi che ci sia una regolarità, forse ci aiuta a stare più sereni, a credere che possiamo ancora controllare il nostro destino.
Ecco perché, con tristezza e un po’ di ingenuità, in occasione di una triste scomparsa, continueremo a chiederci “Chi sarà il prossimo?”.