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Vincent Van Gogh: fra arte, amore e follia

Autoritratto di Vincent Van Gogh

Autoritratto di Vincent Van Gogh

LA VITA

Vincent Van Gogh nasce a Zundert, in Olanda, nel 1853.
La sua è un’infanzia difficile: il clima familiare è teso, il padre gli impone regole severe, la sua inclinazione al disegno – manifestatasi da subito – viene costantemente contrastata.
In più, Vincent porta con sé un peso difficile da sopportare a quell’età: si chiama, infatti, come il fratello maggiore, nato morto poco tempo prima.
Al cimitero, c’è una lapide con il suo nome.

Gli anni dell’adolescenza e, poi, della prima maturità trascorrono con tranquillità: il giovane Vincent prova prima a diventare un mercante d’arte – viaggiando in giro per l’Europa – e poi tenta la strada dell’insegnamento. Ispirato, forse, dalla figura del padre, cerca anche di diventare pastore e viene inviato come missionario in Belgio.
Nel frattempo, la sua inclinazione artistica non sparisce, ma – anzi – continua a svilupparsi: a 27 anni compiuti, Vincent Van Gogh decide di diventare un pittore.

Autoritratto di Vincent Van Gogh

Autoritratto di Vincent Van Gogh

In poco più di 10 anni, l’artista recupera tutto il tempo perduto: al momento della morte, infatti, ha completato 900 dipinti (con una media di 2 tele a settimana), 1100 disegni e ha lasciato innumerevoli schizzi e appunti, anche di ispirazione giapponese.

Se si esclude, però, una tela venduta per 400 franchi nel 1889 (il 14 febbraio di quell’anno, Anna Boch acquista, infatti, “La Vigne Rouge”), Vincent non ottiene mai il meritato successo, e deve fare quasi costantemente affidamento sull’amore e l’aiuto economico del fratello minore Thèo.

Vincent Van Gogh, La Vigne Rouge

Vincent Van Gogh, La Vigne Rouge

Gli ultimi tre anni della sua vita, dal 1888 al 1890, sono i più tormentati e, forse, i più significativi anche dal punto di vista artistico.
A partire dal dicembre del 1888, infatti, Vincent mostra chiaramente segni di squilibrio: è a questo periodo, infatti, che risale la famosissima auto-amputazione di parte dell’orecchio sinistro, avvenuta – forse – dopo una lite con l’amico Gauguin, e anche il suo primo ricovero in un convento adibito a ospedale psichiatrico.

I suoi ricoveri sono continui: a gennaio, a febbraio, a marzo… lucidità e follia si alternano, con violente crisi, tentativi di suicidio e periodi di torpore.
Ancora oggi non è chiaro di cosa soffrisse l’artista: c’è chi parla di psicosi epilettica preceduta da allucinazioni e attacchi di panico, chi di schizofrenia, chi di degenerazione dovuta all’alcolismo, chi – ancora – dà la colpa ai coloranti tossici, che Van Gogh era, forse, solito ingerire…
Gli attacchi più gravi si verificano nell’agosto dell’89 e poi nel febbraio del ’90: in entrambi i casi, il pittore sembra arrivato al punto di non ritorno e la ripresa – difficilissima – inizia solo dopo un lungo periodo di squilibrio.
Le contemporanee mostre (come quella degli Indipendenti a Parigi) e le lodi di Monet e Gauguin non bastano ad alleviare nervosismo e tristezza: a maggio, Van Gogh lascia definitivamente l’ospedale, convinto che le cure non possano fare nulla per lui.

Si trasferisce a 30 Km da Parigi e lì la sua salute comincia lentamente a vacillare: diventa scontroso, si isola dal resto del mondo, trascorre giornate intere a dipingere da solo nei campi. Chi lo incrocia lo evita, spaventato dal suo sguardo folle.
Il 27 luglio del 1890, Vincent Van Gogh torna alla sua locanda dopo una giornata dedicata alle sue tele: viene raggiunto dopo alcune ore di silenzio e, in quel momento, rivela una ferita d’arma da fuoco al petto, probabilmente auto-inflitta nel pomeriggio. Lo raggiunge anche Thèo, ma non c’è nulla da fare: nel suo letto, lucido, Vincent conferma il suo gesto, travolto dalla tristezza.
Muore all’una di notte, dopo una breve agonia.

L’EREDITÁ

Vincent Van Gogh viene seppellito nella città francese di Mery, circondato dagli adorati girasoli e da tantissimi fiori gialli: l’amatissimo fratello Thèo morirà sei mesi dopo.
Le spoglie dei due vengono riavvicinate, per volere della famiglia, nel 1914: ancora oggi, riposano vicini, ricoperti dall’edera.

La tomba di Vincent e Thèo Van Gogh

La tomba di Vincent e Thèo Van Gogh

Oggi, le opere di Van Gogh sono, con i quadri di Picasso, fra le più costose al mondo: un suo ritratto – vera vocazione dell’artista – può arrivare a costare 100 milioni di dollari!

La sua influenza, innegabile, lo ha reso dopo la morte vero e proprio pioniere dell’arte moderna: ad ispirarsi al pittore olandese, non solo Pollock, ma anche gli esponenti di Fauvismo ed Espressionismo Astratto.
A lui sono dedicati anche film, serie tv e canzoni pop e rock, oltre che brani classici: lettere e biografie, stampate e ristampate nel corso degli anni, non perdono mai il loro fascino e si moltiplicano anche gli sforzi di altri artisti che, pur dedicandosi a un altro genere, a un altro settore, omaggiano continuamente il genio di questo artista ribelle e diverso da ogni altro.
In foto, per esempio, un tatuaggio a lui dedicato:

vincent_van_gogh_tatuaggio


CURIOSITÁ

Eccoci, infine, ad alcune curiosità, che rendono questo pittore così amato anche – e incredibilmente – molto più “reale”:

Vincent Van Gogh amava dipingere di notte: per farlo, utilizzava candele infilate nella tesa del suo cappello di paglia
– Alcuni appassionati ritengono che sia l’episodio del taglio dell’orecchio che il momento dello sparo finale siano andati in modo molto diverso da quanto raccontato: nel primo caso, si pensa che la mutilazione potrebbe essere stata opera della furia di Gauguin al culmine di una lite, nel secondo, Van Gogh potrebbe essere stato colpito per sbaglio da alcuni ragazzini e, convinto della propria morte, avrebbe semplicemente deciso di prendersi la “colpa”

Autoritratto di Vincent Van Gogh

Autoritratto di Vincent Van Gogh

La Notte Stellata, uno dei capolavori maggiormente apprezzati dell’intera produzione dell’artista, non era – invece – particolarmente amata da Van Gogh, che riteneva “non gli dicesse niente
– Il pittore amava smisuratamente il giallo cromo, un pigmento a base di piombo: questo colore, inizialmente brillantissimo, si è modificato nel tempo, tendendo al marrone. Il restauro è impossibile
– Nonostante ben 30 autoritratti, Van Gogh non amava venire fotografato: oggi esistono pochissime foto, oggetto costante di dibattito, che – forse – potrebbero includere anche l’artista olandese. In una di queste, molto criticata, sarebbe presente anche Gauguin.

La foto oggetto di critiche: si tratta di Vincent Van Gogh?

La foto oggetto di critiche: si tratta di Vincent Van Gogh?