Come stampare una rivista...

Immagini, testi, didascalie, inserti, speciali e interviste: la realizzazione e la stampa di una rivista su carta è uno dei lavori più elaborati e complessi per l’industria creativa e tipografica. Leggibilità, maneggevolezza, layout accattivante: creare una rivista che funzioni davvero, che spinga il lettore a sfogliare dalla prima all’ultima pagina è un lavoro per veri professionisti della comunicazione. Non basta produrre dei buoni contenuti accompagnati da belle foto, bisogna saper trovare il giusto equilibrio, un mix che funzioni, sia dal punto di vista editoriale, sia dal punto di vista materiale (cioè del supporto cartaceo vero e proprio). Elaborare una rivista e impaginare i vari articoli/sezioni richiede molto tempo, perciò è necessario non tralasciare l’ultimo passaggio, quello della stampa, per non gettare al vento il tempo e la fatica. Scegliere una tipografia specializzata nella stampa di riviste, in grado di dare i giusti suggerimenti, è sicuramente la scelta migliore per ottenere un risultato sorprendente e d’effetto. Vediamo allora alcuni utilissimi consigli per stampare con successo una rivista su carta. Una delle prime scelte riguarda il formato della rivista, il più diffuso è il formato A3 aperto, ma nulla vieta di optare per un formato pocket o extra-large. La carta delle pagine interne va scelta con cura, è su di essa che stamperemo testi e immagini, e che verrà sottoposta al continuo sfogliare. Un primo aspetto da prendere in considerazione è la grammatura, ovvero il peso della carta, ideale per le riviste è dai 120 gr/m2 ai 150 gr/m2. Non scegliere carte di minore o maggiore spessore perché nel primo caso si otterrebbe un risultato fragile, delicato e incapace di risaltare adeguatamente i contenuti della rivista. Nel secondo caso invece si avrebbe una pesantezza inusuale per una rivista. Per quanto riguarda il tipo di carta, le...

Vincent Van Gogh: fra arte, amore e follia...

LA VITA Vincent Van Gogh nasce a Zundert, in Olanda, nel 1853. La sua è un’infanzia difficile: il clima familiare è teso, il padre gli impone regole severe, la sua inclinazione al disegno – manifestatasi da subito – viene costantemente contrastata. In più, Vincent porta con sé un peso difficile da sopportare a quell’età: si chiama, infatti, come il fratello maggiore, nato morto poco tempo prima. Al cimitero, c’è una lapide con il suo nome. Gli anni dell’adolescenza e, poi, della prima maturità trascorrono con tranquillità: il giovane Vincent prova prima a diventare un mercante d’arte – viaggiando in giro per l’Europa – e poi tenta la strada dell’insegnamento. Ispirato, forse, dalla figura del padre, cerca anche di diventare pastore e viene inviato come missionario in Belgio. Nel frattempo, la sua inclinazione artistica non sparisce, ma – anzi – continua a svilupparsi: a 27 anni compiuti, Vincent Van Gogh decide di diventare un pittore. In poco più di 10 anni, l’artista recupera tutto il tempo perduto: al momento della morte, infatti, ha completato 900 dipinti (con una media di 2 tele a settimana), 1100 disegni e ha lasciato innumerevoli schizzi e appunti, anche di ispirazione giapponese. Se si esclude, però, una tela venduta per 400 franchi nel 1889 (il 14 febbraio di quell’anno, Anna Boch acquista, infatti, “La Vigne Rouge”), Vincent non ottiene mai il meritato successo, e deve fare quasi costantemente affidamento sull’amore e l’aiuto economico del fratello minore Thèo. Gli ultimi tre anni della sua vita, dal 1888 al 1890, sono i più tormentati e, forse, i più significativi anche dal punto di vista artistico. A partire dal dicembre del 1888, infatti, Vincent mostra chiaramente segni di squilibrio: è a questo periodo, infatti, che risale la famosissima auto-amputazione di parte dell’orecchio sinistro,...

Cartoni Disney: 10 curiosità!...

I cartoni Disney hanno accompagnato grandi e piccini per tantissimi anni, raccontando storie piene d’amore e divertimento, di insegnamenti e di leggerezza: dai nani di Biancaneve alle sorelle di Frozen, passando per gli alieni di Lilo & Stitch e i mostri di Monsters & Co., ogni personaggio ha potuto esprimere valori positivi, rappresentando in modo diverso le sfaccettature della realtà. Molti di questi cartoni, però, nascondono anche divertenti curiosità, sconosciute ai più: vediamone 10! 1 – I cartoni Disney hanno, spesso, raccontato la vita di grandi e piccini costretti ad accettare difficili condizioni famigliari: alcuni personaggi non hanno i genitori, altri li perdono nel corso della storia. Ci sono, però, ben sei pellicole i cui protagonisti hanno entrambi i genitori: Mulan, Brave, Lilli e il Vagabondo, Peter Pan, La carica dei 101 e La Bella Addormentata nel Bosco! 2 – Il volto di Aladdin, inizialmente ispirato a Michael J. Fox, ha finito per assomigliare a Tom Cruise 3 – Il vero nome della piccola Boo di Monsters & Co. è Mary 4 – Il primissimo uso di animatronics da parte della Disney si ebbe nella produzione di Mary Poppins: si tratta del pettirosso che cinguetta e canta insieme alla protagonista! 5 – Il nome scelto da Mulan per la sua controparte maschile, Fa Ping, viene da un doppio senso cinese: significherebbe, infatti, “occhi dolci”. 6 – Wall – E prende il suo nome da Walt Disney, il cui secondo nome era Elias 7 – Pocahontas avrebbe dovuto contare, fra i personaggi, anche un tacchino parlante, di nome Red Feather: quando il doppiatore scelto per dargli la voce, John Candy, morì all’improvviso, la produzione decise di cancellare il personaggio 8 – Il Libro della Giungla è stato l’ultimo film supervisionato personalmente da Walt Disney prima...

Misteri dal mondo: La Pascualita messicana...

Al numero 801 della Calle Guadalupe Victoria di Chihuahua, Messico, è situato uno dei negozi più interessanti e misteriosi dell’intera nazione: “La Popular – La Casa de Pascualita”. Cosa lo rende così particolare? Un manichino, esposto in vetrina per la prima volta il 25 marzo 1930. Non è, però, un manichino uguale a tutti gli altri: un corpo di legno o plastica dai tratti vagamente umanizzati. Si tratta, invece, di una bellissima ragazza, realizzata talmente tanto nel dettaglio da sembrare vera. Anzi, i locali dicono proprio che sia una ragazza vera, un corpo mummificato, esposto agli occhi dei passanti mentre indossa con grazia un vestito da sposa: si tratta della Pascualita. Le dicerie sono iniziate subito dopo l’arrivo del manichino in negozio, quasi 90 anni fa: occhi di vetro molto dolci, una parrucca di capelli veri, mani solcate da vene e rughe, una pelle dalla tonalità stranissima e, addirittura, unghie spezzate iper realistiche. In molti hanno pensato che si trattasse della figlia della proprietaria, Pascuala Esparza: leggenda vuole, infatti, che la giovanissima ragazza – di cui si è perso il nome – sia stata uccisa da una vedova nera nel giorno del matrimonio. Per tenerla vicino e permetterle di essere la sposa che non aveva potuto diventare in vita, la madre l’avrebbe fatta imbalsamare perfettamente, l’avrebbe vestita e l’avrebbe portata con sé al negozio di famiglia. Certo, la proprietaria tentò immediatamente di fermare le speculazioni, ma ormai il danno era fatto: nel corso degli anni, alcuni hanno visto la Pascualita seguirli con lo sguardo, altri hanno notato strani movimenti, persino le commesse hanno alimentato il fuoco del gossip, sostenendo che la ragazza avrebbe vene in evidenza anche sulle gambe, tanto realistiche da sembrare vere. Ad oggi, la verità resta un enigma: il nuovo proprietario,...

Cominciare con un buongiorno...

Quale modo migliore esiste per iniziare la giornata se non con un ottimo buongiorno? Le persone sempre più spesso decidono di iniziare la loro giornata dando il buongiorno con delle immagini da pubblicare sui Social Network. Infatti, quando si decide di iniziare la giornata con un buon giorno, diventa tutto molto più semplice, perché comunque, si entra nello spirito giusto per dare un senso al proprio inizio di giornata. Dare il buongiorno, infatti, libera tutti quelli che sono i pensieri negativi e soprattutto, mette in contatto la nostra vita con quella dei nostri cari. Oggi giorno, esistono numerosi modi per fare gli auguri ai nostri amici. Non è per forza necessario fare una telefonata, ma magari, si può anche procedere semplicemente inviando un semplice messaggio, oppure una immagine su WhatsApp, ma altri preferiscono dare il proprio saluto al mondo intero attraverso la pubblicazione sui social network come Facebook, oppure Twitter, oppure Instagram. Basta pensare a come vi sentite quando ricevete il buongiorno da qualcun altro: non è forse vero che se si riceve un messaggio da qualcuno a cui volete bene, ciò vi fa sentire importanti e soprattutto vi riempie di gioia, per il pensiero che l’altra persona ha avuto nei vostri confronti? Non è forse vero, che ricevere un messaggio da qualcuno, è anche un modo di sentirsi dire dall’altro che il proprio pensiero è rivolto su di voi? Riuscire ad esprimere le proprie emozioni attraverso anche il solo un augurio di buongiorno è un passo molto importante perché, comunque, sarà un modo per dimostrare che avete di fronte quanto sia importante per voi. Secondo la filosofia Zen, infatti, riuscire a liberare le proprie emozioni è molto importante per stare bene non solo con gli altri, ma anche con se stessi. Il primo...

Mitologia giapponese: Yokai e Yurei...

La mitologia giapponese raccoglie numerosissime credenze e miti, oltre ad un numero impressionante di “personaggi”, di creature: il solo pantheon shintoista, per esempio, include oltre 8mila Kami, cioè divinità (anche se la traduzione letterale di questo termine sarebbe più vicina a “oggetto di venerazione”. Il termine “dio”, infatti, può creare più di un equivoco). Fra gli spiriti inclusi all’interno di questo complesso sistema, a destare particolare interesse sono Yokai e Yurei. YOKAI La parola Yokai deriverebbe dall’unione di Yo, cioè maleficio, e Kai, cioè manifestazione inquietante: la traduzione più appropriata sarebbe quindi a metà fra “spirito” e “demone”. Queste creature non sono tutte uguali, ma si caratterizzano in modo decisamente differente: secondo la tradizione, alcune preferiscono stare lontane dagli uomini, mentre altre – attirate dal calore – rimangono a loro molto vicine. Molte di loro sono dotate di poteri soprannaturali e, generalmente, sono ritenute pericolose, spinte da motivazioni oscure. Fra gli Yokai più conosciuti: – gli Oni, simili a orchi, sono giganti mostruosi e malvagi – le Kitsune sono ingannatrici – la Yuki-onna è la Signora della Neve – Kappa, Tengu e Nure-onna sono, invece, in parte animali. Ad accomunarle, il legame con il fuoco e con l’estate, periodo dell’anno in cui il mondo degli spiriti si trova più vicino a quelli dei vivi. Gli Yokai si possono dividere in tre “famiglie” principali (a cui si aggiungono anche Yokai di altra natura): animali, umanoidi e oggetti. In Giappone si ritiene che alcuni animali posseggano dei poteri e che, arrivati ad una certa età, possano semplicemente trasformarsi: – i Bakeneko, per esempio, sono gatti molto anziani oppure molto grandi che manifestano il potere di cambiare forma. Possono creare sfere di fuoco e possono assumere sembianze umane: sono conosciuti perché tendono a rubare dalle case l’olio...

La figura del pagliaccio: origine e caratteristiche...

Quella del pagliaccio (o clown) è una figura particolare, divisa fra divertimento e malinconia: ricordata come anima centrale, fondante, della tradizione circense internazionale, si è trasformata negli anni, assumendo di volta in volta significati e caratteristiche diverse. Il primo clown, Burt, venne introdotto nel 1780 fra gli artisti del Circo Astley: divertiva il pubblico prendendo un po’ in giro i cavallerizzi fra un numero e l’altro. Pochi anni dopo, anche grazie all’impegno di professionisti come Joseph Grimaldi, la figura del pagliaccio assunse una nuova rilevanza, trasformandosi quasi in un personaggio teatrale e assumendo il dono della parola. Nel corso dell’800 cominciarono a diffondersi clown giocolieri, clown acrobati, clown cantanti: nella seconda metà del secolo, si definirono anche le tre principali categorie nelle quali, ancora oggi, è possibile suddividere i pagliacci sparsi per il mondo. Sono il Bianco, l’Augusto e il Tramp. Il primo, nato formalmente nel 1864, è severo, autoritario, preciso, a tratti crudele nei confronti degli altri clown, si veste tradizionalmente di bianco e porta un cappello a punta; il secondo è il classico pasticcione un po’ stralunato, che si veste con abiti larghissimi e porta scarpe fuori misura; il terzo è il vagabondo dall’aria un po’ sognante, alla Charlot. In pochi anni, cominciarono a convivere pagliacci divertenti e malinconici, dispotici e incapaci, sognanti e un po’ folli: si delineò quella dualità rappresentata anche all’interno dell’opera I Pagliacci, dove felicità e tristezza sono facce della stessa medaglia e dove la risata spesso nasconde il pianto. Ottimo esempio di queste numerose anime è sicuramente la Famiglia Fratellini: quattro fratelli, quattro clown con caratteristiche assolutamente diverse. Louis era il pagliaccio equilibrista, Paul il classico Augusto, Francois il clown malinconico e Albert il pagliaccio un po’ folle e sopra le righe: i quattro si esibivano divisi...

Arredare casa con originalità scegliendo materiale da recupero...

L’originalità è una caratteristica importante per rendere unica la propria casa. Attraverso la scelta di oggetti di arredamento possiamo personalizzare la casa in cui abitiamo, creando soluzioni innovative e anche piacevolmente insolite. Avete mai pensato, ad esempio, alla possibilità di ridare vita a materiali che non servono più e che potreste salvare dalla discarica? Elementi di arredo e decorazioni originali e creative possono nascere dalla fantasia e prendere spunto da materiali di riciclo facilmente reperibili. Ecco qualche esempio. Vecchi pneumatici Se trovate per caso qualche vecchio pneumatico ormai inutilizzabile come tale, potete approfittarne per realizzare sedute, tavoli, o anche pouf per arricchire il soggiorno. I vecchi pneumatici si prestano benissimo anche per arredare gli esterni, ad esempio un giardino o un’ampia terrazza. I pallet Altro materiale da recupero che può servire per ricavare elementi di arredo sono i comunissimi pallet. Con questi si possono realizzare scaffali, divani, testiere per il letto, tavolini da giardino. Non è difficile levigarli e poi colorarli con la tinta che preferite, da abbinare naturalmente alla stanza. Su alcuni siti web ci sono tutorial che spiegano come procedere passo per passo e ottenere un ottimo risultato finale. Cassette di legno da imballaggio In un qualsiasi punto vendita di frutta e verdura potrete accorgervi di quante cassette da imballaggio vengono utilizzate e poi buttate via. In realtà, se avete dimestichezza con il fai da te, potete utilizzarle per ricavare elementi di arredo per la casa o il giardino: con un po’ di pazienza ed abilità è possibile realizzare librerie, scaffali, mensole per il bagno. Lattine e bottiglie Avreste mai pensato che le bottiglie di vetro e le lattine di plastica possono essere riciclate per diventare lampade originali oppure complementi di illuminazione in generale (ad esempio faretti ed applique)? Un semplicissimo barattolo...

Guardare la tv con i bambini: cosa è meglio fare?...

E’ vero dall’arrivo dei piccoli inizialmente le ore passate su Netflix e sulle serie in generale diminuiscono drasticamente, finché però i piccoli non iniziano a capire le trame ed i concetti espressi dai film di animazione. Scegliere il film o la serie giusta E’ ovvio, dovremo rinunciare a guardare The Walking Dead o serie ricche di eventi spiacevoli come omicidi, suicidi e sparatorie, ma magari ne potremmo guardare qualcuna adatta alla famiglia. Per le serie più ricche di questi eventi c’è pur sempre la seconda serata. Non rischiate di far vedere scene non appropriate a vostro figlio/a. Consigli di una blogger Ma come è possibile far rimanere il bambino e coinvolgerlo nel film di animazione sin da piccolo? La blogger Mamma la Dritta ci ha dato delle indicazioni per godersi una serata in famiglia sia con il partner che il proprio figlio/a in tranquillità e nell’intrattenimento: “All’inizio è difficile riappropriarsi della propria tv e coinvolgere il proprio figlio nella visione di programmi diversi da cartoni animati. E’ bene coinvolgerlo in film di animazione che siano un mix tra film e cartone animato. Ma il consiglio che do a tutte è quello di dotarvi di una bella poltroncina chicco. A me ha cambiato la vita. Gabriele è contentissimo di stare con i suoi genitori a vedere Inside out. Inoltre molte volte preso dalla stanchezza dell’asilo la apre e ci si addormenta. Poi spiegate parte del film e scegliete soprattutto film con un bel significato, ricordandovi che sono sempre bambini!” Occasione utile per rivedere vecchi film Eh giù, magari può essere una bellissima occasione per rivedere film che vi hanno coinvolto da piccoli, come Mary Poppins, Mamma ho perso l’aereo o i Goonies. Ogni tanto tornare piccoli serve anche a noi. Perché alla fine poi basta...

Darwin Awards: un premio all’idiozia...

“Il mondo è pieno di ladri di ossigeno” (motto del sito)   I Darwin Awards sono premi davvero particolari, così particolari che nessuno potrebbe mai sperare di vincerne uno. Perché? Perché questo riconoscimento viene annualmente assegnato a chi è riuscito, con le sue azioni, a migliorare il “pool genetico” umano, rimuovendosi da esso in modo eccezionalmente idiota: i premi vanno, insomma, a chi è morto o a chi ha perso la capacità riproduttiva a causa di decisioni davvero discutibili. Più l’azione è sciocca, assolutamente evitabile e dall’esito facilmente prevedibile, più è facile vincere: i Darwin Awards – creati negli anni ’90 da Wendy Northcutt, che ancora oggi ne cura l’evoluzione, gestendo i casi segnalati dagli utenti – vengono assegnati tramite il sito internet ufficiale ed inviati via mail. Ma finire in lista è molto meno facile di quanto ci si potrebbe aspettare: i doppioni non valgono, così come le morti in effetti stupide, ma tutto sommato comuni (avete presente il classico fumatore che si addormenta con la sigaretta accesa, dando fuoco a tutta la casa?), oppure i casi non accertati (in passato, sono stati scoperti diversi falsi, oltre che vere e proprie leggende urbane). I requisiti sono cinque: – Impossibilità di riprodursi (per decesso o sopravvenuta incapacità di procreare) – Incredibile assenza di capacità di giudizio: l’azione compiuta deve essere davvero, totalmente, fantasticamente idiota – Essere causa della propria eventuale morte (rimanere uccisi per sfortuna, seppur in un incidente stupido, non vale, così come non vale uccidere qualcun altro a causa di una decisione discutibile) – Maturità e capacità di intendere e volere (i partecipanti hanno tutti più di 16 anni  e non soffrono di alcuna patologia che possa alterare la percezione del pericolo) – Verificabilità dell’evento grazie ad articoli di giornale o testimoni...

8 marzo 2017: 5 libri da regalare e regalarsi per la festa della donna...

La Festa della Donna è alle porte e, come ogni anno, si preparano discorsi e celebrazioni. Stavolta, però, non voglio tornare alle origini di questa giornata: voglio, piuttosto dare qualche consiglio letterario! Ecco, infatti, 5 libri da regalare – oppure da regalarsi, perché no? – per capire l’impronta lasciata nella storia da tantissime donne: pittrici, scrittrici, scienziate, politiche, sportive… vere e proprie pioniere, capaci, a volte anche inconsapevolmente, di ispirare tantissime ragazze in tutto il mondo con il loro esempio! – Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri: questo testo, scritto da Rita Levi Montalcini, raccoglie alcune delle più affascinanti ed esemplari biografie di donne che hanno saputo farsi largo, combattendo con fierezza e rivoluzionando il mondo che le circondava. Da Marie Curie a Margherita Hack, ogni storia permette di tuffarsi in una realtà differente, comprendendone le problematiche ed apprezzando i mezzi utilizzati dalle protagoniste per essere definitivamente riconosciute! – Cattive ragazze. 15 storie di donne audaci e creative: la raccolta, a cura di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, include esempi femminili forse non famosissimi, ma comunque importantissimi. Fra le figure incluse nel libro si possono trovare, per esempio, Antonia Masanello, Angela Davis, Miriam Makeba, Onorina Brambilla e Nellie Bly: anche in questo caso, poche storie bastano a capire la forza delle donne! – Nel mio elenco voglio includere anche due testi in lingua inglese: il primo è Girls Think of Everything: Stories of Ingenious Inventions by Women, scritto da Catherine Thimmesh ed illustrato da Melissa Sweet, mentre il secondo è  Women in Science: 50 Fearless Pioneers Who Changed the World, di Rachel Ignotofsky. Entrambi sono dedicati al ruolo importantissimo giocato dal genere femminile in campo tecnico e scientifico: si va dalle invenzioni in apparenza più semplici...

La Tavola Ouija: di cosa si tratta?...

La Tavola Ouija è uno strumento molto particolare: si tratta di una superficie piana, di solito in legno o plastica, caratterizzata dalla stampa (o l’incisione) di tutte le lettere dell’alfabeto, delle cifre numeriche da 0 a 9, di un si, un no ed una forma di saluto, di solito l’inglese “goodbye” (addio o arrivederci). Ideata a metà del XIX secolo (con precedenti illustri non meglio specificati né provati) e lanciata con successo sul mercato dalla metà del secolo successivo, la tavola viene utilizzata per le comunicazioni medianiche con gli spiriti: viene, cioè, utilizzata nel corso delle sedute spiritiche. Tavola Ouija: come si utilizza e da quando? I partecipanti si uniscono ad un medium, un tramite, appoggiando leggermente le dita ad un indicatore, di solito un triangolo di legno. A turno, vengono fatte delle domande a cui si possa rispondere con un si o un no, oppure formulando frasi più complesse: gli spiriti (o fantasmi, o presenze, o angeli o comunque li chiami chi decide di tentare il contatto) rispondono spostando l’indicatore verso le parole o le lettere giuste e componendo piano piano una o più parole. La seduta si conclude solo con un commiato. Gli inventori ufficiali di questo strumento sono Elijah J. Bond e Charles Kennard, che lo brevettarono nel 1890. Undici anni dopo, William Fuld ne rilevò i diritti e lo rimise in vendita con il nome “Ouija” (un’unione di francese e tedesco senza un’origine chiara): nel 1991, il trademark è passato all’azienda Hasbro. Una spiegazione razionale Chi non crede all’effettiva possibilità di connettersi con gli spiriti ritiene che ci sia una spiegazione molto semplice per il movimento – all’apparenza volontario – dell’indicatore sulla tavola: l’effetto ideomotorio. In poche parole, l’inconscio di chi appoggia le dita sul triangolo di legno genera un...

San Valentino 2017: le coppie da film che ci hanno fatto sognare...

Il 14 febbraio è una data controversa: c’è chi è innamorato e lo grida al mondo, chi è innamorato e lo dimostra tutti i giorni, chi è innamorato e si scorda di San Valentino, chi è single e insegue, chi è single e ha gli occhi a cuoricino, chi è single e a metà febbraio inizia a disprezzare tutto il mondo. Insomma, ogni reazione è valida! Qualsiasi sia il vostro atteggiamento nel giorno dell’ammmmmmore, è innegabile che il cinema abbia saputo utilizzare questo particolare aspetto dell’esistenza umana, regalandoci coppie iconiche, che hanno segnato generazioni, dando spesso vita ad aspettative tristemente disattese (oppure no?). Vediamo le 10 coppie da film che ci hanno fatto battere il cuore:   1 – Rossella O’Hara e Retth Butler, cioè Vivien Leigh e Clarke Gable in Via col Vento: LA coppia per eccellenza, sia per la storia d’amore travagliata, che per il fascino e la bellezza di entrambi i protagonisti. Lei un po’ altezzosa e vanitosa, lui duro e magnetico: una coppia quasi senza paragoni, che ancora oggi viene citata e ricitata. “So solo che ti amo.” “Questa è la tua disgrazia.” 2 – Ilsa Lund Laszlo e Rick Blaine, cioè Ingrid Bergman e Humphrey Bogart in Casablanca: un altro capolavoro, un’altra coppia storica. Lui cinico, quasi indifferente, lei bellissima, tormentata, spaventata: si lasceranno alla fine (SPOILERRRRRR!), ma ricordando l’amore che li ha fatti ritrovare. “Avremo sempre Parigi.” 3 – Rose DeWitt Bukater Dawson Calvert (sigh!) e Jack Dawson, cioè Kate Winslet e Leonardo DiCaprio in Titanic: quante lacrime, quanta tristezza, quanta emozione…. Ma se le si fosse spostata un pochino su quella zattera a quest’ora lui sarebbe vivo! Lei ricca, ricchissima, bella e ribelle, sull’orlo della disperazione, lui povero, poverissimo, ma pieno di speranze e promesse: si innamorano, ma...

Le inquadrature perfette che hanno fatto la storia del cinema...

Le 5 inquadrature perfette. Ok, le 10 inquadrature perfette. Forse è meglio sceglierne direttamente 25…. alla fine ho perso il conto e ne ho messe a decine! Scegliere le inquadrature perfette, quelle che hanno condizionato la storia del cinema, cambiando per sempre il modo di pensare alle regia, non è affatto facile: ogni regista ha saputo dare spazio ai suoi racconti in modo unico, costruendo nuovi mondi, sorprendendo con colori e luci, ma anche ombre e oscurità. Alcuni dei film che ho incluso nella galleria andrebbero praticamente copiati e incollati al 100%: Il Petroliere, The Revenant, Vertigo, Le Iene, Il buono il brutto e il cattivo… come si fa a scegliere una sola inquadratura? Io, comunque, ci ho provato, arrivando fino all’ultimissimo Arrival, un film forse un po’ difficile, un po’ lento, complesso, ma – trovo – bellissimo. Forse il più bello degli ultimi anni. Quali sono le vostre inquadrature perfette? Suggeritele nei commenti!   Inquadrature perfette: Nosferatu Inquadrature perfette: Preferisco l’ascensore Inquadrature perfette: La passione di Giovanna D’Arco Inquadrature perfette: Un Chien Andalou Inquadrature perfette: Il mago di Oz Inquadrature perfette: Tempi Moderni Inquadrature perfette: Quarto Potere Inquadrature perfette: Casablanca Inquadrature perfette: Roma Città Aperta Inquadrature perfette: Viale del Tramonto Inquadrature perfette: Un tram che si chiama desiderio Inquadrature perfette: Cantando sotto la pioggia Inquadrature perfette: La finestra sul cortile Inquadrature perfette: Quando la moglie è in vacanza Inquadrature perfette: Sentieri Selvaggi Inquadrature perfette: Vertigo Inquadrature perfette: Intrigo Internazionale Inquadrature perfette: Psyco Inquadrature perfette: Lawrence d’Arabia Inquadrature perfette: 8 1/2 Inquadrature perfette: Il buono il brutto e il cattivo Inquadrature perfette: Il Laureato Inquadrature perfette: 2001: Odissea nello Spazio Inquadrature perfette: L’esorcista Inquadrature perfette: Rocky Inquadrature perfette: Incontri ravvicinati del terzo tipo Inquadrature perfette: Apocalypse Now Inquadrature perfette: Star Wars: Episodio V – L’Impero colpisce ancora Inquadrature perfette: I predatore dell’arca perduta...

Al Capone: 25 gennaio 1947 – 25 gennaio 2017...

A 70 anni esatti dalla morte, Al Capone rimane il gangster più famoso di sempre: ripercorriamo la sua vita e scopriamo perché! Alphonse Gabriel “Al” Capone nasce nel 1899, nono figlio di una coppia di immigrati italiani trasferitisi nell’800 a Brooklyn per cercare fortuna: cresciuto fra il degrado e la povertà dei dimenticati, si fece ben presto notare da gang e criminali, arrivando a costruire un vero e proprio impero già negli anni ’20. Ancora giovanissimo, insieme ai fratelli maggiori che lo avrebbero poi accompagnato per tutta la vita, entrò in contatto con diversi gruppi, facendosi accettare in tantissime gang: i South Brooklyn Rippers, i Forty Thieves Junior, i Five Point Junior, i Five Point Gang. Proprio quest’ultima gli diede occasione di conoscere Johnny Torrio, Frankie Yale e Lucky Luciano. Grazie a Luciano, Al Capone divenne – nel 1917 – barista e buttafuori del locale Harvard Inn a Coney Island: è qui che il gangster guadagnò il soprannome di “Scarface”, a causa di una cicatrice sulla guancia sinistra, ricordo di uno scontro con Frank Galluccio, che lo aveva colpito con un rasoio per difendere l’onore della sorella. Fra il 1919 e il 1920, la vita di Al Capone cambiò notevolmente: dopo un breve soggiorno a Baltimora e la morte del padre Gabriele, venne, infatti, spedito a Chicago per collaborare con Torrio. Qui, iniziò ad occuparsi della gestione del Four Deuces (bisca, bordello e speakeasy, cioè rifornitore di alcol illegale), ma anche di politica. L’elezione del democratico Dever aveva, infatti, costretto il “Sindacato” (o Chicago Outfit) a spostare tutte le attività a Cicero, Illinois: per non ripetere l’errore, in occasione delle nuove elezioni, Capone e colleghi si impegnarono in violenze e minacce, contrastando più o meno apertamente il candidato democratico. In questi anni, il gangster...