Da molti anni, chi realizza i film di animazione si avvale della collaborazione di grandi nomi per doppiare non solo i personaggi principali, ma anche le piccole comparse: che si tratti di un attore pluripremiato o di un personaggio appena esploso a livello internazionale, tantissime pellicole vantano la partecipazione di attori e attrici davvero sensazionali! Vediamo alcune delle voci dei cartoni animati più famose! Nel 1991, Angela Lansbury – la famosissima Signora in Giallo – collaborò con la Disney, dando la sua voce alla mitica Mrs. Bric, la teiera simpatica e dolcissima che accompagna la protagonista de La Bella e La Bestia. Un anno dopo, fu Robin Williams a sorprendere tutti con il suo Genio della Lampada, uno dei personaggi principali di Aladdin: l’interpretazione fu magnifica e, in italiano, l’onere della carica di doppiatore venne affidato a Gigi Proietti, che confermò ancora una volta il suo enorme talento! Il Re Leone, nel ’94, vide la partecipazione di Matthew Broderick, voce del Simba adulto che torna per vendicare il padre, James Earl Jones, Mufasa, Jeremy Irons, un fantastico Scar, Rowan Atkinson, con uno Zazù impertinente ed irresistibile, e Whoopi Goldberg, nei panni della divertentissima iena Shenzi. In Italiano, due di queste parti vennero affidate a Vittorio Gassman e Tullio Solenghi, che interpretarono con maestria rispettivamente Mufasa e Scar. Nel 1995, a rubare la scena fu l’innovativo Toy Story, che coinvolse, per le voci dei due protagonisti Woody e Buzz Lightyear, niente meno che Tom Hanks e Tim Allen: in italiano, le parti andarono a Fabrizio Frizzi e Massimo Dapporto. Tre anni dopo, A Bug’s Life – Megaminimondo vide la partecipazione di Julia Louis-Dreyfus nei panni della Principessa Atta, la giovanissima Hayden Panettiere (Dot), Bonnie Hunt (Rosie) e l’inquietante Kevin Spacey, nei panni del cattivo di...
Scarpe da ginnastica storiche: i modelli più famosi dei film!...
Negli ultimi tempi, le scarpe da ginnastica storiche, i modelli particolarmente diffusi fra gli anni ’80 e ’90 sono tornati prepotentemente alla ribalta, complici non solo alcuni programmi televisivi legati a quell’epoca (l’ultimo dei quali è l’acclamatissimo Stranger Things), ma anche un generale ritorno della moda e dello stile a quegli anni ricchi di colori e “follie”. Sempre più ragazzi portano ai piedi le Nike Cortez bianche,blu e rosse, le slip-on a scacchi della Vans oppure le Adidas Stan Smith originali… chissà se conoscono i titoli dei film che hanno, spesso, decretato il successo di questi modelli! Vediamo qualche pellicola e le scarpe da ginnastica associate! 1 – Nike Classic Men’s Sneakers bianche e blu: sono le scarpe indossate da Data, uno dei Goonies, nel 1985! 2 – Nike Internationalist blu e gialle: ad indossarle Brian Johnson, il cervellone un po’ nerd del Breakfast Club (1985) 3 – Vans slip-on checked classic bianche e nere: il modello preferito di Jeff Spicoli in Fast Times at Ridgemont High (1982) 4 – Adidas Original Stan Smith completamente nere: indossate da Rick Deckard in Blade Runner (1982) 5 – Converse All Star (high top) grigie: le porta Chris Chambers, il personaggio di River Phoenix in Stand By Me (1986) 6 – Converse All Star (high top) bianche e Rebook Alien Stomper: indossate da Ellen Ripley in Alien (1979) 7 – Adidas Men’s Dragon azzurre e bianche: le scarpe preferite di Starsky in Starksy & Hutch (1975 – 1979) 8 – Adidas Samba bianche, nere e marroni: il modello indossato da Axel Foley in Beverly Hills Cop (1984) 9 – Nike Air Force II bianche e azzurre: le scarpe indossate da Josh Baskin in Big (1988) 10 – Nike Cortez bianche, rosse e blu: indossate da Forrest Gump...
Freddie Mercury: 5 settembre 1946...
“Io non diventerò una star, diventerò una leggenda” Oggi, 5 settembre 2016, Freddie Mercury avrebbe compiuto 70 anni: nato Farrokh Bulsara a Zanzibar il 5 settembre del 1946, morì il 24 novembre del 1991, lasciando dietro di sé un’eredità musicale enorme, tanto preziosa e “pesante” da non poter, ancora, essere raccolta ed eguagliata da nessuno. La sua morte segnò, in parte, la fine della sua band: i Queen sono andati avanti, hanno partecipato a concerti ed iniziative, ma non sono mai stati in grado di sostituirlo, pur scegliendo, negli anni, cantanti di grande talento. La sua voce, potente, ma soprattutto espressiva ed emozionante, non ha mai trovato paragoni e viene, ancora oggi, studiata nei minimi dettagli, per capire quale fosse la sua reale potenza. Freddie Mercury ha lasciato un segno indelebile, diventando una vera e propria leggenda: ma chi era in realtà e qual è stato ed è oggi il suo contributo al mondo della musica? – Classificato come baritono, Freddie Mercury cantava, almeno inizialmente, da tenore leggero: con l’andare degli anni ed il consumo di sigarette, la voce si modificò parzialmente, portandolo ad una potenza di timbro paragonabile a quella di un tenore lirico. Non ci sono vere e proprie conferme sull’estensione vocale, anche se più di un esperto, fra cui Montserrat Caballé, sostiene che potesse passare dal FA della prima ottava al FA della quinta ottava, arrivando con voce piena al FA della quarta ottava (quindi, F2 – F6). Un esempio di questa capacità sarebbe la canzone All God’s People. Sempre secondo gli studi, Mercury era in grado di usare le sub armoniche, tipiche di alcuni canti etnici e capaci di dare all’ascoltatore l’impressione di un suono ai limiti: oltre a questo, il cantante possedeva anche un Vibrato più veloce rispetto ai...
Il Poltergeist di Enfield: una storia mai dimenticata...
Quella del Poltergeist di Enfield è una storia iniziata alla fine degli anni ’70 e sopravvissuta fino ad oggi, con ciclici ritorni: non solo fotografie, video ed interviste, ma anche una nuova pellicola cinematografica ci raccontano la storia che ha per protagonisti Peggy Hodgson e i suoi quattro figli, Margaret, Janet, Pete e Jimmy. Fra l’agosto del ’77 ed il settembre del ’78, i cinque, residenti al 284 di Green Street, vennero letteralmente tormentati da una serie di inspiegabili fenomeni, progressivamente sempre più violenti. I primi a percepire qualcosa di strano furono Janet (11 anni) e Pete (10 anni): i loro letti cominciarono a muoversi da soli, a tremare, mentre iniziarono ad essere udibili anche alcuni colpi alle pareti. Peggy, inizialmente scettica, sperimentò in prima persona alcuni fenomeni curiosi, compreso lo spostamento di un cesto della biancheria, che si rovesciò da solo: terrorizzata, si rifugiò dai vicini con i figli, chiamando la polizia. I due agenti ispezionarono la casa e uno di loro, Caroline Heeps, vide una sedia muoversi: in seguito, firmò anche una dichiarazione dove confermava la veridicità dell’accaduto. Nei giorni seguenti, la signora Hodgson chiese l’aiuto di diverse persone, contattando la chiesa, dei medium e anche la stampa, fra cui, in particolare, due giornalisti del Daily Mirror: contemporanemante, i fenomeni cominciarono ad intensificarsi, con oggetti che si muovevano da soli, colpendo i presenti. I giornalisti, protagonisti di alcuni di questi episodi, convinsero Peggy a rivolgersi alla Society For Psychical Research, che inviò dopo poco più di una settimana Maurice Grosse e Guy Playfair. Colpi alle pareti, mobili e oggetti che si spostavano, pozze d’acqua inspiegabili, piccoli incendi che iniziavano e si estinguevano da soli, improvvise correnti fredde e,infine, la stessa Janet, colpita in particolare da forze che le strappavano coperte e cuscini...
Consigli utili per acquisire nuovi clienti online per liberi professionisti...
Lavorare con Internet permette di presentarsi ad un elevatissimo quantitativo di persone ma questo non significa affatto che tutti possano essere clienti interessati. La capacità del cliente in una prima fase è quella di strutturare ogni progetto Web in linea con il target di riferimento. Questo primo step non solo permette di ottenere contenuti ed informazioni con un’architettura corretta ma permette anche di acquisire clienti che effettuano acquisti, con contattano per avere informazioni utili, si iscrivono a newsletter e molto altro ancora. Pertanto, puntare ad acquisire clienti per liberi professionisti significa lavorare in modo completamente diverso rispetto a chi vuol promuovere un e-commerce o un’azienda interessato al business to business (B2B). Ma come procedere per ottenere risultati concreti? Proviamo ad individuare qualche consiglio che possa essere utile a tutti. Il primo passo consiste nel definire il profilo del cliente tipo. E’ importante conoscere aspetti come sesso, età media, gusti, interessi, bisogni in relazione al servizio che offriamo, difficoltà, aspettative, desideri e modus operandi collegato a quanto vorremmo offrirgli. Un secondo passaggio consiste nell’analizzare punti di forza e debolezza della concorrenza. In questa fase si commettere l’errore comune di cercare aspetti da copiare nella fase di sviluppo del proprio sito Web. In questo modo, si rischia di non mettere in evidenza uno o più fattori che ci devono contraddistinguere. La fase due va vista come un vero e proprio processo di apprendimento che consente al nostro sito Internet di crescere. Non bisogna avere paura di testare nuove soluzioni grafiche e strategie comunicative. I test devono essere accompagnati da un utilizzo attento di strumenti come Google Analytics. Va considerato che la massa di dati generati deve essere ragionevoli e non minima altrimenti avremmo valori percentuali “accentuati” che non trovano poi riscontro in assoluto (pochi visitatori ecc.)....
La Baleniera Essex e l’origine di Moby Dick...
Quella della Baleniera Essex è una delle storie nautiche più conosciute, non solo per la tragicità degli eventi capitati fra 1819 e 1821, ma anche perché lo scrittore Herman Melville avrebbe utilizzato parte di questo viaggio come diretta ispirazione per il suo famosissimo “Moby Dick”. Ma cos’era la Baleniera Essex? La Essex era un’imbarcazione lunga circa 27 metri, probabilmente costruita fra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, e ristrutturata intorno al 1819: era munita di ben 4 lance, cioè piccole barche utilizzate per la caccia alle balene. I cetacei venivano inseguiti, arpionati e trasportati alla nave madre, dove venivano trattati per l’estrazione del preziosissimo olio, venduto, poi, in tutta America. All’epoca dei tragici fatti che ne decretarono la fama, il capitano della nave era James Pollard Jr, di appena 29 anni: il suo primo ufficiale era Owen Chase, ancora più giovane, mentre l’equipaggio era formato, in totale, da altre 18 persone, fra cui il giovanissimo mozzo quattordicenne Thomas Nickerson. Il viaggio, della durata prevista di due anni, iniziò il 12 agosto del 1819 e non partì sotto i migliori auspici: due giorni dopo aver lasciato il porto di Nantucket, piccola isola a largo del Massachusetts, l’imbarcazione venne, infatti, colpita da una tempesta molto violenta, subendo danni allo scafo e alle vele. Il capitano decise comunque di continuare verso Capo Horn, che venne raggiunto già nel 1820: i primi mesi dell’anno furono, quindi, caratterizzati da una caccia non troppo fortunata nel Pacifico e da alcuni racconti di altri equipaggi, che suggerivano di provare a spingersi più a largo, a circa 4500 Km a Sud Ovest dalla costa. Lì, a detta di chi c’era stato, balene e capodogli nuotavano in grande numero e si poteva sperare di ottenere diverse centinaia di barili d’olio: la...
La Zona del Silenzio: di cosa si tratta?...
Situato in Messico, nel punto di incontro fra gli stati di Durango, Chihuahua e Coahuila, il deserto nominato “Zona del Silenzio” è uno dei più famosi e misteriosi al mondo. Protagonista di leggende urbane, racconti e storie, viene dai più considerato un vero e proprio luogo maledetto, caratterizzato da strani eventi, che lo accomunano al Triangolo delle Bermuda o alla zona delle Piramidi, con i quali, stranamente, condivide anche la posizione (fra il 26° ed il 28° parallelo). Ad alimentare la fama della Zona del Silenzio sono alcune storie in particolare, ritenute dai più attendibili. La prima riguarda Francisco Sarabia Tinoco, un aviatore messicano particolarmente esperto che, negli anni ’30, fu protagonista di un incidente quanto mai anomalo, mentre sorvolava proprio la zona di Durango: entrato con il suo velivolo nella Zona del Silenzio, la sua radio avrebbe progressivamente smesso di funzionare, emettendo prima suoni senza senso, poi solo rumore bianco incomprensibile. Il segnale si perse anche da terra e, temendo il peggio, alcuni uomini partirono alla ricerca del pilota: Sarabia venne trovato poco dopo, non molto distante dall’ultimo punto in cui le comunicazioni erano avvenute con successo, sano e salvo, ma spaventato. Secondo il suo racconto, tutta la strumentazione avrebbe iniziato a dare problemi e l’aereo, più che a volare, avrebbe iniziato a fluttuare, costringendolo ad uno stranissimo atterraggio di fortuna. Da quel momento, si rifiutò di sorvolare di nuovo la zona. Sempre in quel deserto sarebbe, poi, precipitato il Meteorite Allende, ancora oggi uno dei più studiati reperti provenienti dallo spazio: disintegratosi nell’atmosfera sopra la Zona del Silenzio, avrebbe ricoperto l’area con migliaia di piccoli pezzi, caratterizzati da elementi sconosciuti al nostro sistema solare. Secondo gli studi, il Metorite Allende avrebbe oltre 4 miliardi di anni e risulterebbe più antico del nostro...
Libri da spiaggia: cosa leggiamo in estate?...
Come ogni anno, puntuali all’arrivo della bella stagione, fanno la comparsa sugli scaffali di quasi tutte le librerie gli attesissimi “libri da spiaggia”, titoli più o meno conosciuti, più o meno apprezzati, che si fanno strada all’interno delle borse e dei borsoni da mare di chi pianifica le proprie vacanze. L’estate, insieme al periodo natalizio, è il momento dell’anno in cui relax e tempo libero ci permettono di dedicare una parte della nostra giornata alla lettura, magari mentre prendiamo il sole o ci rilassiamo sotto ad un ombrellone: generalmente, le ferie sono il periodo giusto per recuperare un libro comprato e mai iniziato o per fare un salto nei negozi e scegliere il titolo che più ci affascina. E quali sono, generalmente, i libri da spiaggia? Esistono tre filosofie principali: – la prima vuole che si recuperi il romanzo dell’anno, il caso letterario, di qualunque genere esso sia: un esempio, forse il più clamoroso che si può fare prendendo come campione gli ultimi anni, è sicuramente Gomorra, la cui copertina invase letteralmente le spiagge di tutte Italia, rappresentando un vero e proprio fenomeno; – la seconda preferisce recuperare testi dalle tematiche leggere, poco impegnative, divertenti o, comunque, emozionanti: thriller, gialli, romanzi rosa la fanno da padrone! Basti pensare alla trilogia di “50 sfumature di”, che ancora oggi è facile veder spuntare dagli zaini per il mare! – la terza fa leva sui grandi classici ed è appoggiata dalle case editrici che, spesso, utilizzano il periodo estivo per ristampare, magari in una versione più colorata e leggera, grandi titoli della letteratura, anche qui preferendo tematiche meno pesanti e autori più famosi. La frase “libri da spiaggia” ha cominciato a circolare negli anni ’90, ma l’abitudine di leggere al mare si è diffusa molto prima, almeno...
La tecnologia usata dai metal detector...
Quale tecnologia viene utilizzata dai metal detector? Tutti sanno che un metal detector, in italiano cercametalli, serve per individuare la presenza di oggetti metallici ma pochi sanno come funziona e quale tecnologia viene utilizzata durante le ricerche. Iniziamo col dire che un metal detector è composto da tre diverse parti: Le aste Il box dei comandi La piastra di ricerca Le aste compongono la struttura dell’apparecchio, si tratta di una sorta di scheletro che permette di tenere in piedi tutto il sistema. Il box dei comandi corrisponde al cuore del cercametalli, al suo interno vi sono tutti i componenti elettronici, comprese le batterie, ed alcuni sono anche dotati di uno schermo a cristalli liquidi dove è possibile visualizzare anche in tempo reale tanti valori, anche dettagliati, relativi a come stanno procedendo le ricerche. La piastra di ricerca corrisponde invece a ciò che potremmo definire come il cervello. E’ direttamente collegata al box dei comandi e scambia con esso una serie di informazioni. Ma torniamo a parlare della tecnologia utilizzata, parliamo quindi di onde elettromagnetiche. I metal detector per uso hobbistico sfruttano le onde elettromagnetiche per individuare l’eventuale presenza di uno o più oggetti metallici nel terreno. Dalla piastra di ricerca vengono continuamente emanati degli impulsi, ovvero delle onde elettromagnetiche. Nel caso in cui le onde dovessero incontrare un oggetto metallico queste saranno respinte e torneranno verso la piastra di ricerca. La piastra a quel punto assimilerà un impulso ed invierà un messaggio al box dei comandi. A quel punto il box informerà acusticamente, e visivamente nei modelli dotati di display, che nel terreno sottostante è stato appena individuato un oggetto di natura metallica. Spesso si sente parlare di metal detector per la ricerca dell’oro. Come funzionano? In realtà un cercametalli è in grado di...
I cosmonauti perduti
Quella dei cosmonauti perduti è una storia che circola, ormai, da oltre mezzo secolo: la leggenda narra che Gagarin, vero e proprio eroe russo (e non solo), non sarebbe stato il primo uomo a viaggiare nello spazio, ma, piuttosto, il primo a partire e tornare vivo. Perché prima di lui ci sarebbero stati almeno altri 10 lanci nel programma spaziale sovietico, finiti molto peggio. Ad oggi, gli unici cosmonauti URSS la cui morte in missione è stata confermata sarebbero i quattro piloti impegnati nelle missioni Sojuz 1 e Sojuz 11 (rispettivamente, 1967 e 1971): l’Unione Sovietica (poi Russia) non avrebbe mai dato per vere le voci secondo cui, ben prima del lancio di Gagarin, alcuni astronauti sarebbero stati inviati in missioni di prova e poi letteralmente “persi”, senza riuscire a far ritorno. Le prime indiscrezioni in questo senso cominciarono a circolare già nel 1959, quando lo scienziato Hermann Oberth affermò di aver saputo da una fonte che non poteva rivelare della morte di un astronauta partito poco tempo prima dalla base di lancio Kapustin Yar: naturalmente, la storia venne smentita. Nel dicembre dello stesso anno, però, l’agenzia italiana Continentale affermò che un esponente del partito comunista cecoslovacco aveva confermato la morte di tre cosmonauti in altrettante missioni spaziali: a supporto della notizia, iniziarono a circolare anche alcune foto di piloti in divisa. Quei piloti, il cui nome veniva riportato in calce, vennero, però, riconosciuti come membri di missioni mai confermate e mai partite, quindi come cosmonauti rimasti a terra. Anche il 1960 venne attraversato da voci di piloti perduti e vennero fatti anche alcuni nomi, come Vladimir Iljushin e Tokov. Le prove più incredibili a supporto di questa teoria arriverebbero, però, da Torino, dove due radioamatori, Achille e Giovanni Battista Judica Cordiglia avrebbero, nel...
Ca’ Dario: un mistero veneziano...
Ca’ Dario è un bellissimo palazzo dallo stile particolare, affacciato sul Canal Grande, a Venezia: costruito nella seconda metà del ‘400 per volere di Giovanni Dario, venne realizzato mescolando ispirazioni ed elementi provenienti da culture e correnti differenti, portando alla meravigliosa convivenza di particolari gotici, rinascimentali e orientali. Alto, slanciato, largo appena 10 metri e leggermente pendente a causa di un cedimento strutturale, l’edificio è caratterizzato da marmi di diversi colori e pietre d’Istria, oltre che da una facciata asimmetrica ed un lato posteriore disomogeneo: tutti elementi che rendono Ca’ Dario unica e indimenticabile! Il poeta britannico Ruskin ne rimase così impressionato da descriverla minuziosamente nei suoi scritti, mentre Claude Monet la scelse come protagonista di una serie di quadri impressionisti, con stessa angolazioni, ma luci diverse: insomma, chiunque passi davanti a questo palazzo non può rimanere indifferente. Ma gli abitanti di Venezia e gli appassionati del mistero conoscono Ca’ Dario anche per un altro motivo, decisamente meno allegro: il palazzo sarebbe, infatti, vittima di una maledizione, che ricade senza scampo sui suoi proprietari. Tutto inizia con Marietta Dario, figlia di Giovanni e prima erede del complesso: suo marito, Vincenzo Barbaro, finì in disgrazia per una serie di perdite economiche e morì accoltellato; Marietta, disperata, si tolse la vita. Poco dopo, anche il figlio della coppia, Giacomo, cadde vittima di un’imboscata a Creta, suscitando grande scalpore fra gli abitanti della città. La frase posizionata all’ingresso, “VRBIS GENIO IOANNES DARIVS”, cioè “Giovanni Dario, in onore del genio della città”, venne modificata da qualche passante in “VRBIS GENIO IOANNES DARIVS a SVB RVINA INSIDIOSA GENERO”, cioè “Io genero sotto una insidiosa rovina”. La casa rimase di proprietà dei Barbaro fino all’inizio del XIX secolo, quando l’ultimo erede, Alessandro, la vendette ad un ricco commerciante di pietre...
Niccolò Paganini: una rockstar di altri tempi...
La figura di Niccolò Paganini è una delle più particolari legate al mondo della musica: riconosciuto come il più grande violinista dell’Ottocento, venne circondato fin da subito da un vero e proprio alone di mistero che, a quanto pare, l’artista amava alimentare. Non molto alto, magrissimo, vestito sempre di nero, col volto scavato e gli occhi infossati, Paganini destava interesse e si prestava particolarmente alla creazione di vere e proprie leggende urbane: si diceva, infatti, che la sua abilità gli fosse stata donata direttamente dal Diavolo, mentre si trovava in prigione per aver adescato una giovane ragazza (o per aver ucciso un rivale in amore? Le storie divergono su questo punto), che avesse utilizzato parti del corpo di una sua amante per produrre le corde del suo violino, che venisse aiutato da Lucifero in persona durante i concerti (qualcuno disse addirittura di aver intravisto una figura sul palco). La sua abilità, il suo incredibile virtuosismo, la capacità di creare pezzi impossibili per altri violinisti contribuirono a rafforzare l’immagine di Paganini che, in pieno Romanticismo, divenne una vera e propria star: pezzi quasi interamente improvvisati e velocissimi, corde sapientemente incise che saltavano progressivamente durante i concerti per mostrare la bravura del violinista, salti di diverse ottave, passi lunghissimi con accordi sulle 4 corde, combinazioni impressionanti di note sull’arco e note pizzicate, persino il presentarsi a teatro all’interno di una carrozza nera trainata da cavalli neri… Una delle storie più raccontate vuole che uno spettatore cieco seduto in platea durante uno dei concerti di Paganini avesse chiesto ai vicini quanti musicisti ci fossero sul palco: “Uno solo”, “Allora è il Diavolo”. La figura di Niccolò Paganini divenne, quindi, centro di un vero e proprio culto, che continuò nonostante i problemi di salute, fra cui la sifilide,...
Il Vampiro di Highgate: fra realtà e mistero...
Il Cimitero di Highgate, situato nell’omonima periferia a nord di Londra, è uno dei più interessanti luoghi di sepoltura inglesi, la cui bellezza è tale da avergli permesso di rientrare fra i monumenti di primo grado secondo l’English Heritage e fra le riserve naturali del paese. Costruito come parte del progetto “Magnificent Seven” ed aperto nel 1839, venne da subito apprezzato per lo stile gotico e, in epoca vittoriana, divenne luogo “alla moda” per le sepolture dell’aristocrazia (oltre che luogo di interesse per visitatori e turisti): fra le “tombe note” ci sono quelle di Karl Marx, Douglas Adams, George Eliot, Jean Simmons, John e Elizabeth Dickens (genitori dello scrittore Charles Dickens) ed Elizabeth Siddal. Proprio quest’ultima è al centro delle primissime voci che riguardarono la comparsa del Vampiro di HighGate. Elizabeth Siddal, conosciuta anche come Lizzy, era nota come poetessa, pittrice e modella per gli artisti preraffaelliti della metà dell’800: moglie del pittore Dante Gabriele Rossetti, ebbe una vita, purtroppo, molto breve, che si concluse nel 1862 con una dose eccessiva di laudano ed un più che sospetto suicidio, tenuto nascosto per non creare problemi alla famiglia (all’epoca, togliersi la vita era considerato un crimine e sarebbe costato alla Siddal la sepoltura in un cimitero consacrato). All’atto della chiusura della tomba, il marito avrebbe lasciato fra i suoi capelli un quaderno pieno di poesie d’amore dedicate alla moglie: pochi anni dopo, nel 1869, ossessionato dall’idea di pubblicare i suoi scritti, Rossetti richiese ed ottenne di disseppellire Elizabeth per riprendersi il manoscritto. Secondo alcuni testimoni – ma permane più di un dubbio rispetto alla storia che cominciò a circolare subito dopo la riapertura della tomba – la bara, aperta di notte per non destare inutile scalpore, avrebbe rivelato il corpo della Siddal ancora in perfette...
Viaggi alternativi: il mistero della foresta Hoia Baciu...
Situata nei pressi di Cluj Napoca, in Romania (precisamente in Transilvania), Hoia Baciu è una foresta piuttosto grande, che si estende per circa 250 ettari ed ha un’età di 200 anni: protagonista di leggende, misteri e storie più o meno conosciute, è considerata la più infestata del mondo! Perché? Perché da molti anni, in particolar modo a partire dagli anni ’60, Hoia Baciu è diventata teatro di strane sparizioni/apparizioni e di interessanti avvistamenti di UFO. Fra le storie che vengono maggiormente ripetute, c’è la scomparsa di un pastore e delle sue 200 pecore, la temporanea sparizione di una bambina, tornata 5 anni dopo essere entrata nella foresta senza essere invecchiata di un giorno e convinta fossero passate poche ore, e la momentanea sparizione di una donna, ritornata dopo giorni con una moneta del XV secolo in tasca. Naturalmente, queste leggende, e la conseguente teoria riguardante la presunta presenza di un varco temporale all’interno del bosco, possono essere facilmente contestate ed inserite nel vasto mondo del folkore, già piuttosto sviluppato in una regione come la Transilvania, famosa in tutto il mondo per racconti molto simili. Hoia Baciu, però, è davvero una strana foresta. Pur avendo oltre 200 anni, gli alberi sembrano molto più recenti e giovani: a destare sospetti è, poi, la loro forma. Non sono, infatti , “classici” tronchi verticali, ma piuttosto curvi, contorti, quasi piegati su se stessi. Chi ha visitato la foresta ha, poi, confermato di essersi sentito osservato, seguito da qualcosa nascosto nell’ombra ed alcuni hanno detto di aver perfino sentito sussurri e voci fra gli arbusti: in generale, in tantissimi hanno manifestato disagio e hanno provato diversi malesseri, fra cui ansia, mal di testa, nausea e leggere ustioni. Perfino uno dei biologi chiamati a studiare la zone, Alexander Sift, venne...
Il Faro delle Isole Flannan: un mistero ancora irrisolto...
Le isole Flannan si trovano a largo della costa occidentale della Scozia e sono conosciute anche come Sette Cacciatori, o Seven Hunters: il loro nome deriva dall’omonimo Vescovo Flannan che, nel 1600, decise di trascorrere gli ultimi anni della propria vita in solitudine proprio su uno di questi isolotti. Alla sua morte, non rimase quasi nulla, tranne una cappella e, appunto, il nome. Nel corso dei secoli successivi, però, i Sette Cacciatori cominciarono ad essere interessati dal passaggio di moltissime imbarcazioni, coinvolte in nuove rotte commerciali a largo della Gran Bretagna: gli incidenti iniziarono a verificarsi con sempre maggiore frequenza e, nel 1895, per cercare di limitare i danni ed aiutare i marinai, la Northern Lightouse Board decise di costruire un faro sull’isola più grande, Eilean Mor. La costruzione del faro, alto ben 23 metri, venne ultimata in circa quattro anni e comprese anche la preparazione di luoghi adatti allo sbarco, l’installazione di scale e la sistemazione di alcuni binari, necessari a trasportare viveri e materiali più rapidamente sull’isola: all’epoca, questo genere di costruzioni necessitava di un personale minimo, impegnato a spegnere e accendere la luce notturna e ad occuparsi del buon funzionamento e della corretta manutenzione della struttura. Poco prima dell’inaugurazione del faro, avvenuta il 7 dicembre del 1899, vennero, quindi, scelti quattro uomini di comprovata esperienza e serietà: Thomas Marshall, un ex marinaio, James Ducat, capo guardiano, Donald McArthur, marinaio e guardiano, e Joseph Moore, già impegnato in passato in incarichi simili. I quattro si misero d’accordo su turni da sei settimane di lavoro e due di riposo: a rotazione, in tre sarebbero rimasti al faro e uno sarebbe tornato sulla terra ferma. I primi mesi di lavoro andarono piuttosto bene e non si segnalarono particolari problemi: alla fine dell’anno successivo, però,...